Garlasco (Pavia) – Una serie di eventi oscuri, apparentemente scollegati ma geograficamente e temporalmente vicini al delitto di Chiara Poggi, sta riemergendo dall’ombra dopo anni di silenzio e marginalità mediatica. A rilanciare quella che qualcuno ha già ribattezzato “la pista nera della Lomellina” è una denuncia presentata nel 2017 dall’avvocata Giada Bocellari, all’epoca codifensore di Alberto Stasi, oggi condannato in via definitiva per l’omicidio.
Il documento, depositato il 1° settembre 2017 presso la caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano, non si limita a denunciare atti persecutori e pedinamenti, ma ipotizza un collegamento inquietante tra le indagini difensive condotte dai legali di Stasi e ambienti legati al satanismo o ad attività esoteriche radicate nel territorio.
Una scia di morti inspiegabili nella provincia pavese
Secondo quanto riportato dall’agenzia AGI, Bocellari avrebbe documentato nel proprio esposto almeno otto casi di suicidio avvenuti tra il 2008 e il 2014 a Garlasco e nei comuni limitrofi. Le circostanze di questi decessi, pur archiviate come gesti volontari, presenterebbero dinamiche anomale che, messe in sequenza, lasciano spazio a suggestioni più profonde.
Tra i casi menzionati:
- Il suicidio di un giovane legato alla cerchia di Chiara;
- La morte violenta di un’anziana madre, mai chiarita;
- Il decesso di Giovanni Ferri, meccanico ritrovato con gola e polsi tagliati, avvenuto poco dopo un presunto incontro con Chiara la mattina del delitto;
- Il caso di Corrado Cavallini, medico che aveva in cura Andrea Sempio (oggi nuovo indagato nel caso Poggi), morto per iniezione di una sostanza letale nel 2012;
- Un amico stretto di Sempio, morto impiccato nel 2016 in circostanze mai del tutto chiarite.
Questi decessi, alcuni dei quali avvolti da dubbi e testimonianze controverse, vengono segnalati non come prove, ma come fenomeni anomali che meritano un approfondimento investigativo.
Messaggi criptici e presunti avvertimenti “esoterici”
L’avvocata Bocellari ha riferito di aver ricevuto messaggi su Facebook da due sconosciuti, che l’avvertivano che le sue ricerche legali “stavano toccando ambiti pericolosi, legati al satanismo”. Uno di questi si sarebbe presentato come “veggente”, avvisandola con toni allusivi di non proseguire su quella strada. L’altro, residente a Milano, aveva fissato un incontro per approfondire “informazioni importanti”, salvo annullarlo improvvisamente. Entrambi i profili e le comunicazioni sarebbero stati riferiti alle autorità competenti, ma nessuna indagine ufficiale ne ha mai confermato la rilevanza. Bocellari non ha mai formalizzato accuse contro soggetti specifici, ma ha lasciato intendere l’ipotesi di un “filo rosso” occulto che le morti inspiegabili, il clima di paura e l’omicidio Poggi avrebbero in comune.
Chi è Giada Bocellari
Avvocata penalista, Giada Bocellari ha fatto parte del collegio difensivo di Alberto Stasi insieme al collega Fabio Giarda. Entrambi, secondo la denuncia, sarebbero stati oggetto di pedinamenti e pressioni durante le indagini difensive. Da anni, Bocellari non prende più parte pubblicamente al dibattito sul caso Poggi, ma quella denuncia del 2017 ha rappresentato una delle prime manifestazioni formali di dissenso rispetto alla narrazione giudiziaria ufficiale.
Un contesto da chiarire, tra suggestione e realtà
La pista oscura che lega il caso Poggi a una sequenza di eventi drammatici nella Lomellina non è mai entrata nei procedimenti giudiziari ufficiali. Tuttavia, i nomi coinvolti, le modalità dei decessi e il legame con il territorio hanno riacceso l’attenzione sul contesto ambientale e relazionale in cui Chiara è stata uccisa il 13 agosto 2007. Ora che le indagini sono state riaperte e sono in corso nuovi accertamenti genetici e ambientali, compresi nuovi interrogatori su Andrea Sempio e le sue frequentazioni, alcuni osservatori chiedono che anche questi elementi laterali vengano esaminati con il rigore dovuto. La verità sul delitto di Chiara Poggi resta ancora parziale, e ogni tessera – per quanto disturbante – potrebbe contribuire a ricomporre un quadro più ampio, forse ancora incompleto.