La vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a riservare nuovi sviluppi, voci e testimonianze che gettano ombre inedite su quanto accaduto quella mattina. In particolare, le dichiarazioni di un super testimone stanno emergendo con forza, gettando luce su aspetti finora rimasti marginali o del tutto inesplorati. Al centro delle nuove rivelazioni della trasmissione LE IENE: le gemelle Cappa, cugine di Chiara, mai indagate formalmente, ma coinvolte nella fase iniziale dell’inchiesta e ora rimesse sotto i riflettori. Vediamo cosa è emerso nel corso della puntata di questa sera
Garlasco, La testimonianza della vicina e il sacco pesante
Secondo quanto riferito dal super testimone — il cui racconto sarebbe ora oggetto di verifiche da parte della Procura — una delle due gemelle, Stefania Cappa perchè Paola aveva le stampelle al tempo, il giorno del delitto si sarebbe recata nella casa della nonna paterna. La ragazza, descritta come molto agitata, avrebbe chiesto le chiavi alla vicina di casa, che si sarebbe anche offerta di aiutarla ad aprire la porta, notando che trasportava un sacco molto pesante.
Il dettaglio cruciale è che quando la gemella è uscita dalla casa, non aveva più con sé quel sacco. La stessa vicina, purtroppo ormai deceduta, aveva anche confessato di aver udito un tonfo nel canale che costeggia la zona. Una coincidenza inquietante, soprattutto alla luce delle recenti perquisizioni e ricerche condotte proprio in quel canale, dove sarebbero stati ritrovati oggetti metallici compatibili con possibili armi da taglio.
I messaggi vocali di Paola Cappa e il ruolo degli inquirenti
A rendere ancora più denso il quadro è una serie di messaggi vocali inviati da Paola Cappa a Francesco Chiesa Soprani, ex manager e figura mediatica che per anni ha seguito da vicino il caso. In uno di questi audio, Paola parla esplicitamente del fatto che gli inquirenti avrebbero chiesto alle gemelle un aiuto per “incastrare” Alberto Stasi, all’epoca principale sospettato e poi condannato in via definitiva.
Questa affermazione, se confermata, potrebbe mettere in discussione la genuinità di alcune dichiarazioni rese all’epoca dalle gemelle Cappa, soprattutto durante gli incontri con Stasi avvenuti negli uffici dei carabinieri, alcuni dei quali videoregistrati e già oggetto di discussione pubblica.
Le incongruenze sul luogo in cui si trovava Stefania Cappa
Sempre secondo quanto riportato nei messaggi vocali di Paola, la versione data dalla sorella e dalla madre circa il luogo in cui si trovava Stefania al momento del delitto sarebbe falsa. Stefania avrebbe detto di trovarsi sotto la doccia a casa sua, ma in realtà — sostiene Paola — si trovava nella piscina del fidanzato. Un dettaglio che, se provato, potrebbe minare la credibilità del suo alibi. Inoltre, Paola racconta che la sorella Stefania avrebbe avuto un forte attacco di panico quando ha appreso della riapertura dell’indagine nel 2024, e che il solo nominare Chiara Poggi la metterebbe in uno stato di forte agitazione.
Il presunto litigio con Chiara Poggi
Un altro elemento emerso riguarda un ipotetico litigio avvenuto tra Stefania Cappa e Chiara Poggi il giorno prima dell’omicidio. A riferirlo sarebbe stata una donna ascoltata dalla madre di Andrea Sempio, altro personaggio centrale nelle nuove indagini, attualmente indagato per concorso in omicidio. Se confermato, questo dettaglio potrebbe aggiungere un movente personale alle tensioni familiari e relazionali che orbitavano attorno alla figura di Chiara.
In sintesi
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Una delle gemelle Cappa avrebbe trasportato un sacco pesante nella casa della nonna la mattina del delitto e sarebbe uscita senza averlo più con sé. Una vicina sentì un tonfo nel canale poco dopo.
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Paola Cappa, in messaggi vocali, afferma che gli inquirenti volevano “incastrare Stasi” e che la madre e la sorella avrebbero mentito sull’alibi di Stefania.
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Una testimone avrebbe riferito di un litigio tra Chiara Poggi e Stefania Cappa il giorno prima dell’omicidio.
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Stefania Cappa, secondo la sorella, avrebbe avuto un attacco di panico alla notizia della riapertura dell’inchiesta.
Questi elementi, se supportati da riscontri oggettivi, potrebbero rappresentare un colpo di scena importante nel caso Garlasco, che da quasi 18 anni continua a scuotere l’opinione pubblica. La Procura, dopo anni di silenzio, sembra ora intenzionata ad andare fino in fondo, con nuove audizioni, esami genetici e perizie volte a dare un volto a “Ignoto 2” e a stabilire chi davvero era presente in via Pascoli quella tragica mattina d’agosto.