A Napoli abbiamo un’emergenza nazionale»: con queste parole il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Fabio Florindo, ha aperto la sua audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico. La minaccia arriva dal cuore dei Campi Flegrei, il supervulcano che dorme sotto i piedi di centinaia di migliaia di cittadini dell’area flegrea, e che da anni mostra segnali crescenti di attività.
Florindo ha illustrato due scenari elaborati con diversi modelli, ma convergenti: l’area di Astroni-Agnano è tra le più critiche, con una probabilità stimata del 40-50% di apertura di nuove bocche eruttive, potenzialmente in grado di generare flussi piroclastici.
Astroni e Pisciarelli: le zone calde sotto osservazione
L’area degli Astroni, oggi riserva naturale, si è formata oltre 4.000 anni fa a seguito di eruzioni esplosive. Proprio qui, secondo i dati mostrati dal presidente dell’Ingv, si concentra il rischio maggiore. Ma l’altra zona da tenere sotto controllo è Pisciarelli, con temperature nel sottosuolo superiori ai 140 °C e una storia recente di esplosioni freatiche: eventi improvvisi e violenti, causati non dal magma ma dal contatto tra rocce bollenti e falde acquifere. «Le esplosioni freatiche non danno alcun preavviso. Sono immediate e possono essere letali», ha detto Florindo. «A differenza delle eruzioni magmatiche, che lasciano alcuni segnali, queste esplosioni sono improvvise, proiettano in aria fango, vapore e materiale roccioso».
Il bradisismo e i terremoti: una crisi che cresce
Parallelamente al rischio vulcanico, la zona vive una costante attività sismica connessa al bradisismo, il sollevamento del suolo legato alla pressione del magma. Attualmente, il terreno si solleva fino a 1,5 cm al mese, con picchi fino a 3 cm nei momenti critici, come quello registrato nel febbraio scorso. Florindo ha sottolineato come questo fenomeno si traduca in scosse ricorrenti, potenzialmente fino a una magnitudo 5.5. Non catastrofiche in sé, ma in grado di indebolire progressivamente gli edifici più fragili. «Abbiamo un accumulo del danno. Un terremoto da 4.0 oggi, un 4.5 domani… Alla lunga le strutture deboli cedono. Alcune case potrebbero crollare anche con scosse moderate se già compromesse», ha spiegato Florindo, denunciando anche la reticenza di molti cittadini a far ispezionare le proprie abitazioni, per timore di essere evacuati.
“Serve un monitoraggio capillare e una comunicazione chiara”
Florindo ha concluso chiedendo maggiore attenzione politica e un rafforzamento delle attività di monitoraggio, controllo edilizio e informazione alla popolazione. «Serve chiarezza, serve fiducia nelle istituzioni. Ma anche consapevolezza che qui non parliamo di scenari lontani: il rischio è reale e in evoluzione». Il supervulcano dei Campi Flegrei continua a dare segnali. E se finora ha solo borbottato, la comunità scientifica avverte: potrebbe non rimanere in silenzio ancora a lungo.
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