A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso potrebbe arricchirsi di un nuovo, inquietante tassello. La replica del test eseguito sul tampone orofaringeo prelevato durante l’autopsia della giovane ha confermato l’esistenza di un profilo genetico maschile sconosciuto. Il cromosoma Y rilevato indica con certezza che il Dna appartiene a un uomo, ma al momento non ha alcun nome né volto.
La conferma: esiste un Dna maschile mai identificato
Il profilo, etichettato come “Y947”, è stato isolato sulla garza utilizzata durante l’esame autoptico. Non si tratta del condannato Alberto Stasi, né dell’ex indagato Andrea Sempio. Adesso la Procura di Pavia, in collaborazione con i carabinieri del nucleo investigativo di Milano, si trova davanti a una nuova sfida: dare un’identità a “Ignoto 3”.
Un dubbio cruciale: prova autentica o contaminazione?
Resta tuttavia il nodo centrale dell’interpretazione: il Dna trovato è una traccia autentica lasciata dall’assassino o da un complice, oppure si tratta di una contaminazione accidentale? Secondo Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma e oggi consulente di parte, l’ipotesi più plausibile sarebbe la seconda. Il materiale sarebbe stato raccolto con una garza non sterile, utilizzata per scopi comparativi e non probatori. Un errore di procedura che, pur grave, spiegherebbe la presenza di quel Dna senza chiamare in causa un terzo soggetto presente sulla scena del crimine. Dello stesso parere l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che invita alla prudenza. Tizzoni sottolinea come la quantità di Dna sia ridotta, e che non vi siano elementi concreti per riaprire il caso: “Serve cautela – ha dichiarato – Non si può fondare una revisione del processo su un’anomalia ancora tutta da verificare”.
La perizia per chiarire la raccolta del tampone
Uno degli aspetti più controversi riguarda le modalità con cui fu effettuato il prelievo del tampone. Diciotto anni fa non furono lasciate tracce documentali esaustive su quella specifica operazione. Per chiarire questo punto, la genetista Denise Albani, perita nominata dal giudice, ha avviato un confronto tecnico con il medico legale Ballardini, lo stesso che eseguì l’autopsia nel 2007. Solo stabilendo come e con quali strumenti fu eseguito il prelievo si potrà attribuire un valore reale o nullo alla scoperta.
Garlasco, Chiara uccisa mentre chiedeva aiuto al telefono, una macchia dimentica cambia tutto
Cosa succede ora: due piste d’indagine
La Procura di Pavia, pur restando prudente, non esclude alcuna ipotesi. L’indagine si muove su due binari paralleli. Da una parte, si cerca di identificare tutte le persone che potrebbero essere venute in contatto con il corpo della vittima: medici, tecnici, operatori, carabinieri. L’obiettivo è verificare se il Dna appartenga a uno di loro, e quindi sia il frutto di una contaminazione successiva. Dall’altra, si torna a scavare nella rete personale di Andrea Sempio, che pur non essendo più indagato, continua ad attirare l’attenzione degli investigatori. Le amicizie, i contatti, gli spostamenti del giovane dell’epoca sono al vaglio, anche alla luce delle indagini riaperte sull’uso del telefono e sulla geolocalizzazione.
Un Dna abbondante, difficile da ignorare
C’è però un dettaglio che ha colpito gli inquirenti: il quantitativo del Dna “Y947” è sorprendentemente alto. Non si tratta di un residuo labile, né di un’impronta incerta. Il materiale genetico presenta 22 marcatori e ha una quantità doppia rispetto a quella di un campione noto per essere stato contaminato da un tecnico forense in precedenti analisi. Per chi indaga, questo potrebbe escludere la semplice contaminazione di laboratorio e suggerire invece un contatto diretto tra quella persona e la bocca della vittima, proprio nel momento in cui il tampone fu passato, o subito prima.
Un nuovo possibile scenario
Se le verifiche in corso dovessero escludere contaminazioni post-mortem, quel Dna diventerebbe un nuovo elemento centrale nella ricostruzione del delitto di Garlasco. Potrebbe trattarsi di un complice, di un soggetto mai indagato, o perfino di un autore alternativo. L’ombra di “Ignoto 3” riapre uno dei casi giudiziari più dibattuti e divisivi degli ultimi vent’anni, costringendo gli inquirenti, e forse anche l’opinione pubblica, a guardare di nuovo nella direzione di una verità ancora incompleta.
Ricevi le ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!