La tragica morte di Aurora Tila, la 13enne precipitata da un terrazzo a Piacenza il 25 ottobre scorso, si arricchisce di nuovi inquietanti dettagli. Il 15enne accusato di omicidio è ora formalmente indagato anche per l’aggravante degli atti persecutori, aggravata dalla minore età della vittima e dal legame affettivo che li univa. La richiesta è stata avanzata dal pm del Tribunale dei Minori di Bologna, Simone Purgato, e accolta dal giudice Chiara Alberti.
Il piano di vendetta
Secondo la ricostruzione della Procura dei Minori, il ragazzo avrebbe non solo spinto Aurora dal balcone del settimo piano, ma, vedendola aggrappata alla ringhiera, l’avrebbe colpita alle mani per farla cadere nel vuoto. L’inchiesta si basa su numerose prove documentali, tra cui messaggi minacciosi e aggressivi. Il più emblematico è datato 9 ottobre alle 2.50 del mattino:
«Il mio piano di vendetta inizia da ora».
Una frase che, letta alla luce degli eventi successivi, suona come un terribile preludio alla tragedia.
Una relazione tossica e la violenza
Aurora, secondo l’accusa, subiva intimidazioni e molestie: schiaffi, strattonamenti, denigrazioni. Il ragazzo avrebbe insistito in modo ossessivo per costringerla a restare con lui, nonostante lei avesse chiaramente espresso la volontà di porre fine alla relazione. È in questo contesto che si inserisce l’aggravante dello stalking, che la Procura ha ritenuto determinante nell’evoluzione dei fatti fino all’epilogo fatale.
La voce silenziosa di Aurora: ChatGPT
Un aspetto toccante e simbolico dell’inchiesta emerge dalle chat che Aurora aveva avuto con ChatGPT, l’intelligenza artificiale alla quale la ragazza si rivolgeva per chiedere consiglio.
«Secondo te dovrei lasciarlo?»,
«Come faccio a capire se è amore vero o amore tossico?»
Le risposte dell’IA la incoraggiavano a proteggersi e a porre fine alla relazione. Ma Aurora, come racconta l’avvocata Anna Ferraris, legale della madre della ragazza, non si è rivolta ai genitori o agli amici, preferendo una tecnologia che molti adolescenti oggi percepiscono come neutrale, non giudicante.
«È un segnale dei tempi – ha detto l’avvocata – e solleva interrogativi sull’urgenza di regolamentare l’uso delle IA da parte dei minori, che spesso si confidano più con un algoritmo che con le persone care».
Il processo e la prossima udienza
Dopo la nuova contestazione, la difesa del 15enne ha chiesto un termine e l’udienza è stata aggiornata al 26 giugno. In quella sede si discuterà la possibilità di procedere con un rito abbreviato condizionato all’audizione di due consulenti medico-legali.
Nel frattempo, la comunità di Piacenza resta sconvolta da una vicenda che intreccia amore tossico, violenza giovanile e solitudine adolescenziale. Una storia tragica in cui, forse, anche la voce anonima di un’intelligenza artificiale ha provato a fare la cosa giusta.