Sono passati quasi 18 anni dal 13 agosto 2007, giorno in cui Chiara Poggi fu trovata senza vita nella sua abitazione di via Pascoli, a Garlasco, in provincia di Pavia. Una morte violenta che ha scosso l’Italia intera e che, nonostante la condanna definitiva dell’ex fidanzato Alberto Stasi, continua ad alimentare dubbi, incertezze e nuove indagini. A riaccendere i riflettori sul caso è la professoressa Luisa Regimenti, medico legale e docente all’Università di Tor Vergata, che in un’intervista rilasciata al settimanale Gente ha descritto l’omicidio di Chiara come «un’esecuzione brutale» e ha sollevato interrogativi destinati a far discutere.
“Non fu un solo assassino”
Secondo Regimenti, la scena del crimine racconta di una violenza cieca e di una dinamica che difficilmente può essere riconducibile a una sola mano. «Chiunque l’abbia uccisa la conosceva bene ed era animato da un odio profondo. Ma non era solo: erano almeno in due. I colpi sono stati inferti in modo differente, con oggetti diversi e tecniche differenti. Una persona la tratteneva, mentre l’altra colpiva». Una lettura che si scontra con l’ipotesi giudiziaria finora ufficiale, ma che riapre lo scenario sulla possibile partecipazione di più persone all’omicidio.
“Chiara fu torturata. Quei tagli sulle palpebre…”
Tra gli elementi più inquietanti analizzati dalla professoressa Regimenti ci sono due tagli netti sulle palpebre della vittima. «Sono ferite che non possono essere considerate casuali. Indicano che Chiara aveva visto qualcosa che non doveva vedere. Un gesto simbolico e insieme crudele, che fa pensare a una volontà precisa di punire o silenziare». Secondo il suo racconto, Chiara sarebbe stata inizialmente immobilizzata e ferita sul divano, poi avrebbe tentato una disperata fuga prima di essere finita brutalmente.
Due armi: ascia e martello
La ricostruzione di Regimenti individua anche due strumenti distinti usati per colpire la ragazza: «Un’ascia, usata per sfondare e colpire in profondità. E un martello, per chiudere il conto con forza. Non si è trattato di un gesto impulsivo: l’assassino – o gli assassini – sapevano cosa stavano facendo».
Indagini riaperte: nuovo incidente probatorio a Milano
Intanto, il 4 luglio scorso, alla questura di Milano si è svolta una nuova fase dell’incidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli. Le indagini sono legate alla nuova inchiesta della procura di Pavia, che vede indagato Andrea Sempio, amico d’infanzia del fratello di Chiara. I consulenti delle parti hanno esaminato campioni biologici già repertati in passato. «Oggi abbiamo fatto solo la parte biologica, le campionature», ha dichiarato Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e ora consulente della difesa Sempio. Nessuna novità eclatante al momento: «Si trattava di reperti già ampiamente analizzati. Ci è stato chiesto di ripetere le analisi, e lo faremo», ha detto Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi.
Una verità ancora da scrivere?
Nonostante la condanna definitiva per Alberto Stasi, il mistero su cosa accadde veramente quella mattina d’estate del 2007 non sembra ancora del tutto risolto. La riapertura delle indagini e le nuove valutazioni scientifiche potrebbero aggiungere tasselli cruciali a uno dei casi giudiziari più discussi degli ultimi vent’anni in Italia
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