Un nuovo mistero si aggiunge al già complesso caso dell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco. Durante l’incidente probatorio in corso nell’ambito della nuova inchiesta che vede indagato Andrea Sempio, sono emersi due profili di DNA maschile nel tampone orale della vittima: uno riconducibile con alta probabilità all’assistente del medico legale, l’altro ignoto.
A riferirlo sono stati i consulenti delle parti, che venerdì hanno ricevuto i primi dati grezzi dall’esperta genetista Denise Albani, incaricata dalla gip Daniela Garlaschelli. Le analisi si basano su cinque campionature della garza utilizzata durante l’autopsia. Di queste, tre non hanno fornito dati utili, ma due hanno portato a risultati sorprendenti.
Il primo DNA: contaminazione dell’assistente del medico legale
Uno dei due profili genetici è compatibile al 70-80% con quello di Ernesto Gabriele Ferrari, l’assistente del medico legale Dario Ballardini, che partecipò all’esame autoptico. La sua presenza nel tampone orale sarebbe quindi il frutto di una contaminazione post-mortem. Un’ipotesi che trova terreno nel fatto che il materiale genetico è risultato in quantità minime, al limite della rilevabilità.
Il secondo DNA maschile: un profilo ancora ignoto
Ben più inquietante è il secondo profilo, rinvenuto nella zona del palato e della lingua di Chiara, dove è stata rilevata una quantità di DNA maschile superiore rispetto agli altri campioni. Questo profilo non appartiene né ad Alberto Stasi, l’ex fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni, né ad Andrea Sempio, attualmente indagato nella nuova inchiesta. L’ipotesi più temuta è che non si tratti di un’ulteriore contaminazione, ma della traccia biologica lasciata dall’assassino, forse durante un contatto ravvicinato in cui Chiara potrebbe aver tentato di difendersi, mordendo chi la stava aggredendo o venendo zittita con la mano sulla bocca.
Un’indagine ancora in bilico tra svolta e incertezza
I prossimi passi saranno decisivi: l’esame verrà ripetuto lunedì 14 luglio per confermare i dati preliminari e valutarne l’attendibilità scientifica. Solo dopo la replica, la genetista Albani potrà iniziare l’analisi comparativa e stabilire se quel profilo maschile ignoto sia confrontabile con qualcuno che ha avuto accesso alla scena del crimine.
Se i risultati saranno confermati, sarà necessario verificare l’identità genetica di tutti i soggetti entrati nella villetta nei giorni prima e dopo l’omicidio, inclusi i tecnici del RIS di Parma.
Il contesto giudiziario: vecchie tracce, nuovi dubbi
Finora, i reperti più significativi avevano restituito solo il DNA di Chiara. Dal tappetino del bagno e dai tamponi autoptici, nulla di nuovo. Il segmento pilifero rinvenuto nella spazzatura, inoltre, non ha prodotto risultati utili.
Un altro elemento controverso è l’impronta numero 33, rilevata sul muro delle scale. Secondo Luciano Garofano e Luigi Bisogno, consulenti della difesa Sempio, non si tratta di sangue ma di sudore. Intanto, il DNA sulla cannuccia dell’Estathé trovato nella spazzatura è risultato essere di Alberto Stasi, ma questo non ha portato sviluppi determinanti.
Resta in attesa anche l’esame dei margini ungueali di Chiara, considerato il cuore dell’indagine dai pm di Pavia, coordinati da Fabio Napoleone. Uno dei due profili rilevati in passato era stato attribuito proprio a Sempio da una consulenza disposta dalla Procura. Ora, i due nuovi periti nominati dalla gip hanno chiesto al professor De Stefano tutti i dati grezzi e le schede di lavoro per rivalutare quell’analisi.
Se i nuovi esami confermeranno l’esistenza di un DNA maschile ignoto nella bocca di Chiara Poggi, si aprirebbe un fronte potenzialmente rivoluzionario per le indagini. Ma per ora resta l’incertezza tra contaminazione accidentale e traccia dell’assassino. Lunedì sarà un giorno cruciale per cercare la verità su un delitto che, a 17 anni di distanza, continua a non dare pace.
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