Una scena purtroppo inedita solo nei numeri, ma sempre più riconosciuta dalle cronache. A Roma, in un appartamento di zona Tor Carbone, gli agenti della Polizia di Stato si sono trovati davanti a un caso di violenza domestica: a subire, questa volta, è un uomo. Vittima delle continue vessazioni della moglie, un maestro elementare di 40 anni ha vissuto per quasi due anni in un clima di paura, tra insulti, minacce e vere e proprie aggressioni fisiche.
L’intervento della polizia e la scena in casa
La lite era iniziata in strada, ma è degenerata all’interno dell’abitazione. Una volta allertati dai vicini, preoccupati per le urla e i rumori forti provenienti dall’appartamento, gli agenti del Distretto Esposizione e Tor Carbone si sono trovati davanti a una scena inquietante. La donna, seduta sul divano, osservava impassibile il marito, rannicchiato e visibilmente scosso in un angolo della stanza. Cacciaviti, coltelli, forbici, bastoni, materiali edili: l’ambiente era completamente a soqquadro.
Due anni di minacce, restrizioni e botte
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’inferno per l’uomo è cominciato nell’agosto del 2022, quando la moglie ha scoperto un semplice messaggio di auguri inviato a una collega. Da allora, una spirale di gelosia ossessiva ha trasformato la vita del docente in un incubo fatto di divieti (niente cellulare, nessuna uscita non autorizzata), umiliazioni e aggressioni. In diverse occasioni, la donna avrebbe persino lanciato oggetti contro il marito, bruciandolo con sigarette accese e lo avrebbe picchiato ripetutamente.
Nonostante tutto, l’uomo non aveva mai sporto denuncia, nel tentativo di proteggere le figlie e mantenere intatta la famiglia. Solo l’intervento delle forze dell’ordine e la testimonianza diretta dei vicini, che hanno confermato una situazione di violenze quotidiane, ha finalmente spinto l’uomo a collaborare e raccontare tutto.
L’importanza di rompere il silenzio
Il caso ha portato alla luce una realtà spesso sottovalutata: anche gli uomini possono essere vittime di violenza domestica, ma difficilmente trovano il coraggio di denunciare per paura di non essere creduti o per vergogna sociale. Una dinamica che gli operatori delle forze dell’ordine conoscono bene e che, anche grazie all’intervento tempestivo, ha evitato il peggio. Le indagini sono ora in mano alla Procura, mentre per l’uomo, assistito da uno psicologo, è iniziato un percorso di tutela e recupero della propria autonomia. La violenza non ha genere: riconoscerla e denunciarla è il primo passo per fermarla.
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