La riapertura delle indagini sul delitto di Chiara Poggi, a 18 anni dal suo omicidio, segna una svolta potenzialmente significativa nel caso che ha diviso l’opinione pubblica italiana per oltre un decennio. La Procura di Pavia, con il procuratore facente funzioni Fabio Napoleone, ha disposto nuove consulenze tecniche per riesaminare elementi fondamentali dell’inchiesta. Ecco cosa sta emergendo.
L’orario della morte: si amplia la finestra temporale
Il processo a Alberto Stasi si era basato su una finestra temporale dell’omicidio tra le 9:12 e le 9:35, in base alla disattivazione dell’allarme. Ora però emerge che Chiara ricevette uno “squillo” alle 9:46 e non rispose. Se autentico, questo dettaglio potrebbe spostare avanti l’orario della morte, mettendo in discussione la ricostruzione temporale usata per condannare Stasi.
Il bagno: il killer non si lavò?
Finora si pensava che l’assassino si fosse lavato nel bagno del piano superiore. Ma non c’erano tracce di sangue nel lavandino, nel sifone o sul dispenser. Le impronte digitali e il DNA di Chiara Poggi e della madre erano ancora presenti, difficile da spiegare se l’aggressore avesse ripulito tutto. C’erano quattro lunghi capelli neri vicino allo scarico mai repertati, che dovevano sparire se fosse stato usato l’acqua. Questi elementi minano l’ipotesi della “pulizia della scena” da parte del killer.
Impronta della scarpa: nuove valutazioni
Una scarpa numero 42 con suola a pallini era considerata compatibile con Stasi. Ma una nuova perizia sostiene che la stessa suola potrebbe appartenere anche a numeri 41 o 43, rendendo il dato molto meno probante di quanto ritenuto inizialmente.
Dinamica del delitto: colpi su più livelli
Secondo la Cassazione, Chiara fu colpita sia ai piedi della scala che in cantina. Ma non ci sono impronte tra i due livelli. I consulenti stanno studiando se siano stati usati più oggetti contundenti e se l’aggressione sia avvenuta in momenti distinti.
La chiavetta USB e la pista “Bozzola”
Nella pennetta USB di Chiara c’era un file denominato “abusati550.doc”: una raccolta di articoli sulla pedofilia nella Chiesa. Inoltre, aveva compiuto due ricerche online sul Santuario della Madonna della Bozzola, frequentato anche da don Vitali, sacerdote successivamente coinvolto in uno scandalo sessuale (2014). L’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio (mai formalmente indagato), sostiene che Chiara potesse aver scoperto segreti legati a quel luogo, e che ciò l’abbia messa in pericolo. Per ora, questa rimane una pista speculativa, ma è stata inclusa tra i nuovi approfondimenti della Procura.
Conclusione: un riesame a tutto campo
Il caso non è formalmente riaperto contro Stasi, ma le nuove indagini potrebbero aprire nuovi scenari. La Procura vuole verificare la solidità della condanna, valutare la possibile presenza di un altro responsabile ed esplorare piste alternative, comprese quelle mai approfondite prima, come quella “religiosa”. Questo riesame potrebbe non portare a un nuovo processo, ma sicuramente alimenta il dubbio che non tutte le verità sul caso Garlasco siano emerse.