Omicidio di Chiara Poggi, la difesa di Stasi chiede una nuova analisi scientifica di tutti i reperti: «Con le nuove tecniche si può arrivare alla verità». Una nuova luce potrebbe essere gettata sul caso Garlasco. A quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi e con una condanna definitiva già pronunciata nei confronti del suo fidanzato Alberto Stasi, la difesa del giovane – oggi in carcere con una pena a 16 anni – è pronta a rimettere in discussione l’intero impianto accusatorio, forte delle riaperture investigative che coinvolgono un nuovo indagato: Andrea Sempio.
A renderlo noto è l’avvocato Antonio De Rensis, legale di Stasi, che ha annunciato l’intenzione di procedere con una nuova analisi scientifica completa di tutti i reperti ancora disponibili. «Vogliamo una rivisitazione a livello scientifico di tutto, anche delle impronte dei piedi trovate sulla scena del crimine», ha dichiarato, facendo riferimento in particolare a una traccia parziale compatibile con un numero di scarpa 36-37, ritenuta femminile, e finora mai attribuita con certezza.
L’obiettivo: riesaminare con tecniche moderne
Secondo De Rensis, l’evoluzione delle tecnologie forensi – sia in campo dattiloscopico sia genetico – potrebbe oggi consentire risultati impensabili all’epoca dell’indagine iniziale. «Crediamo che, con le tecniche attuali, si possa arrivare a un esito preciso anche per quelle tracce considerate irrilevanti o troppo deboli in passato».
L’iniziativa della difesa si inserisce nel quadro della nuova inchiesta avviata dalla Procura di Pavia, che ha formalmente iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima. L’ipotesi su cui si muovono ora gli investigatori è l’omicidio in concorso, e non più a opera di un singolo soggetto.
L’impronta 33 e la pista Sempio
A far riaprire il caso è stata la cosiddetta impronta 33, una traccia palmare trovata sul muro delle scale della villetta di via Pascoli, dove il 13 agosto 2007 fu trovato il corpo di Chiara. Quella traccia, inizialmente ritenuta inservibile, è stata oggi rianalizzata ed è risultata compatibile in 15 punti con il palmo della mano di Sempio, grazie a nuove tecniche digitali.
Ma non è tutto: il DNA parzialmente rilevato sotto le unghie della vittima, un tempo considerato non attribuibile, potrebbe ora fornire ulteriori indizi grazie agli avanzamenti nella genetica forense. Per questo, la difesa di Stasi intende chiedere l’accesso a tutti i reperti ancora disponibili, compresi quelli biologici e le impronte parziali rimaste finora senza attribuzione.
L’ipotesi del delitto a più mani
«L’omicidio potrebbe essere stato compiuto da più persone», ribadisce De Rensis, facendo eco all’ipotesi su cui si stanno concentrando i magistrati di Pavia. In questo scenario, la figura di Stasi potrebbe essere completamente ridimensionata, o addirittura esclusa, qualora nuove prove scientifiche dimostrassero l’esistenza di altri responsabili sulla scena del crimine.
Intanto, il 17 giugno si attende un incidente probatorio cruciale: in quella sede saranno analizzati reperti finora mai sottoposti ad esami biologici, come il cosiddetto contatto papillare numero 10 sulla porta d’ingresso, potenzialmente lasciato da una mano insanguinata durante la fuga dell’aggressore.
Il caso Garlasco, uno dei più controversi e discussi della cronaca nera italiana, potrebbe quindi conoscere una svolta inattesa, proprio grazie al ritorno della scienza su ciò che per anni era rimasto sepolto tra le carte di un processo già chiuso.