A distanza di diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il delitto di Garlasco continua a riemergere con nuovi interrogativi. Nella puntata del 6 agosto di Zona Bianca su Rete 4, avvocati, criminologi e giornalisti hanno discusso i punti ancora oscuri dell’inchiesta: la traccia genetica dell’“Ignoto 3”, un’ora di vuoto nella ricostruzione temporale e le ferite che dividono ancora gli esperti.
Il mistero dell’“Ignoto 3”
Uno degli aspetti più controversi resta il Dna trovato su una garza nella bocca di Chiara. Per l’accusa, quella traccia potrebbe appartenere all’assassino; per la difesa, invece, sarebbe frutto di una contaminazione avvenuta in fase autoptica, in un contesto meno controllato di un laboratorio genetico. L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, ha sottolineato una contraddizione: «Se esiste questo ‘Ignoto 3’, perché considerarlo complice e non l’autore materiale dell’omicidio?».
Il buco di un’ora nella cronologia
A far discutere è anche la testimonianza dell’avvocato Angela Taccia, che racconta di una telefonata ricevuta intorno alle 14:30 da Alessandro Biasibetti, amico di Marco Poggi e Andrea Sempio. In quella chiamata, si parlava di “qualcosa di grave” accaduto a Chiara. Questo dettaglio contrasterebbe con la versione della madre della vittima, secondo cui la notizia della morte sarebbe giunta solo alle 15:30.
Il nodo riguarda la posizione di Biasibetti, che quel giorno si trovava in Trentino durante un’escursione con il fratello di Chiara e il padre. Non è però chiaro se fosse effettivamente insieme a loro o con la madre della giovane. Questo “vuoto” temporale, tra le 14:30 e le 15:30, resta un elemento difficile da spiegare.
L’orario della morte di Chiara Poggi e le ferite
Secondo il referto autoptico del 2007, l’orario della morte si colloca tra le 10:30 e le 12:00, con maggiore probabilità tra le 11:00 e le 11:30. Chiara fu colpita più volte al volto e alla testa, con una ferita letale nella zona parieto-occipitale sinistra, probabilmente inflitta dall’alto. Tutte le ferite mostravano vitalità, segno che la giovane non ebbe il tempo di difendersi.
I tagli sulle palpebre e le interpretazioni
Tra gli elementi più discussi ci sono i tagli superficiali sulle palpebre, diversi dalle altre lesioni. Per la criminologa Flaminia Bolzan non si tratta di sevizie, mentre altri esperti in passato hanno avanzato ipotesi opposte: l’ex funzionario di polizia Gianluca Spina parlò di un atto di tortura, mentre il comandante dei Ris Luciano Garofano ipotizzò l’uso di un unico strumento, come un martello usato di taglio. C’è anche chi, come l’esperto di balistica Manieri, suggerisce che una piccola ferita sopra l’orecchio possa essere compatibile con un impatto accidentale contro un oggetto domestico, come un portavaso in ferro battuto.
Il ruolo di don Gregorio Vitali
Parallelamente, il settimanale Giallo ha raccolto la testimonianza di don Gregorio Vitali, ex rettore del santuario della Bozzola, talvolta citato in teorie investigative non confermate. Il sacerdote ha respinto ogni accusa, definendole dolorose e infondate. La Diocesi di Vigevano ha negato qualsiasi collegamento tra il santuario e il delitto Poggi.
Don Vitali ha raccontato di essere stato in passato vittima di un ricatto a sfondo sessuale da parte di due uomini, condannati nel 2014 ma mai arrestati. Alcune segnalazioni su presunti abusi erano già state fatte nel 2006, ma non ebbero seguito.
Chiara Poggi, Un giallo ancora aperto
Nonostante le condanne già pronunciate, il caso di Garlasco resta avvolto da zone d’ombra. Nuovi particolari, testimonianze e analisi alimentano ancora oggi il dibattito pubblico, mantenendo viva l’attenzione su uno dei delitti più discussi della cronaca italiana.
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