Un nuovo colpo di scena nel lungo e complesso caso dell’omicidio di Chiara Poggi, la 26enne trovata morta nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto 2007. Secondo i consulenti della famiglia Poggi, l’impronta palmare numero 33, rilevata sul terzo gradino della scala interna dell’abitazione, non è riconducibile ad Andrea Sempio, attuale indagato nell’inchiesta riaperta sulla scia di nuove segnalazioni e perizie.
Le analisi della difesa
I legali della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, hanno affidato a esperti dattiloscopisti un’analisi tecnica accurata dopo che la Procura di Pavia, lo scorso 21 maggio, aveva diffuso un comunicato in cui si ipotizzava una compatibilità tra l’impronta e Andrea Sempio. La notizia era stata rilanciata anche dal Tg1 con immagini definite «suggestive». Ma gli esperti nominati dalla famiglia Poggi smentiscono categoricamente quella versione: “L’impronta palmare numero 33 non può essere attribuita ad Andrea Sempio” e aggiungono: “Non è compatibile con la dinamica dell’omicidio e non dimostra la sua presenza sulla scena del crimine”.
La richiesta di incidente probatorio rigettata
I legali della famiglia Poggi avevano anche chiesto ai pm di procedere con un incidente probatorio sull’impronta, così da poter stabilire in sede neutrale e con rigore scientifico la sua attribuzione. Tuttavia, la Procura ha rigettato l’istanza, mantenendo la propria posizione.
Uno scenario ancora incerto
Queste nuove valutazioni riaccendono il dibattito sulla gestione delle prove e sull’impianto accusatorio nei confronti di Sempio, amico di Chiara e già in passato al centro di valutazioni mai sfociate in incriminazioni. Ricordiamo che Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, è stato condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio, ma l’inchiesta è stata riaperta nel 2023 su richiesta di nuovi accertamenti.
La posizione della famiglia Poggi
La famiglia della vittima continua a chiedere verità e giustizia, mettendo in discussione l’operato della Procura: “Serve rigore scientifico, chiarezza, trasparenza. Non si può giocare con la vita delle persone e con il dolore delle famiglie”, hanno dichiarato i legali. Il caso Garlasco, a 17 anni dai fatti, si conferma come uno dei più intricati della cronaca giudiziaria italiana, con nuovi elementi che rischiano di riscrivere la storia processuale. Ma resta ancora un interrogativo chiave: c’è una verità definitiva su quanto accaduto a Chiara Poggi?
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