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Garlasco, Nuova incredibile scoperta: trovata l’impronta insanguinata dell’assassino e corrisponde a quella di Sempio

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Pavia – In un’indagine che da quasi 18 anni continua a oscillare tra archiviazioni, colpi di scena e perizie contrapposte, la traccia 97F si affaccia oggi come uno degli elementi potenzialmente più rivelatori del caso Garlasco. Si tratta di un’impronta catalogata nel 2007 dai Ris di Parma come traccia di sangue, prelevata sul muro sinistro della scala che conduce alla tavernetta dove fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. All’epoca, fu registrata ma mai approfondita. Oggi, è al centro del nuovo incidente probatorio disposto dalla Procura di Pavia.

Secondo gli inquirenti, potrebbe trattarsi dell’impronta della mano sinistra dell’assassino, complementare a quella già nota – la numero 33, attribuita ad Andrea Sempio – che sarebbe invece riconducibile alla mano destra. Se le due impronte fossero compatibili in altezza e orientamento, potrebbero appartenere alla stessa persona, cambiando radicalmente gli equilibri probatori.

Una mano insanguinata e lo “strofinio” sul muro

La perizia attuale rivaluta anche la morfologia e la dislocazione della 97F: la Bloodstain Pattern Analysis suggerisce che si tratti di un “swipe”, ovvero una traccia lasciata da una mano insanguinata che scivola o si appoggia a una superficie. La posizione – circa 20 cm più in alto rispetto alle tracce compatibili con la vittima – e l’inclinazione fanno supporre che sia stata prodotta da una persona in piedi, non da Chiara, che secondo la ricostruzione giaceva già priva di vita sui gradini, con la testa verso il basso.

Gli investigatori avanzano una ricostruzione precisa: l’aggressore, nel trascinare o gettare la ragazza giù per le scale, avrebbe usato la mano sinistra per sorreggere o stabilizzarsi contro il muro, lasciando così la 97F. Contemporaneamente, la destra era impegnata in altri movimenti – forse nel colpire, forse nel prendere la cornetta del telefono, anch’essa interessata da macchie di sangue e al centro di nuove analisi.

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Un’impronta, due mani, un sospettato?

Il dettaglio più sensibile è che l’impronta 33, palmare destra, già in passato non fu attribuita ad Alberto Stasi, ma venne considerata incompatibile con lui. Oggi, dopo una riapertura del fascicolo e l’individuazione di Andrea Sempio come indagato per omicidio in concorso, la coincidenza tra lateralità delle due tracce (una sinistra, una destra) potrebbe rafforzare l’ipotesi investigativa: una stessa persona presente sulla scena del crimine avrebbe lasciato entrambe le impronte. I consulenti nominati dalla giudice Daniela Garlaschelli hanno 90 giorni per fare chiarezza su cinque punti chiave. Tra questi:

  1. L’analisi dei profili genetici sotto le unghie della vittima, che secondo l’accusa potrebbero essere compatibili con Sempio.
  2. L’estrazione di Dna dalle impronte (non dalla 33, ma dalla traccia 10, anch’essa rimasta senza identità).
  3. Il recupero di nuovi campioni biologici da reperti mai analizzati (yogurt, tappetini, tè, biscotti, cucchiaini).
  4. La comparazione genetica di tutti i profili noti: da Stasi a Sempio, passando per familiari, amici e ufficiali intervenuti sulla scena.
  5. L’analisi dattiloscopica della 97F, che finora non ha ancora una “firma biologica” certa.

L’ipotesi del telefono e la dinamica del delitto

C’è poi il nodo della cornetta del telefono: secondo gli investigatori, Chiara avrebbe cercato aiuto, prima di essere colpita. Tracce ematiche nel vano di alloggiamento lo farebbero supporre. Ma su quell’oggetto non fu eseguito alcun prelievo nel 2007. Altro elemento cruciale, mai valorizzato a dovere. A confermare la drammaticità degli istanti dell’aggressione c’è anche un dettaglio emerso dalle nuove analisi: le piante dei piedi della vittima erano sporche di sangue, segno che Chiara era ancora viva durante parte dell’aggressione, forse proprio mentre cercava di fuggire o telefonare.

Un nuovo scenario?

Il lavoro dei periti potrebbe disegnare uno scenario a due aggressori, come inizialmente ipotizzato prima dell’unica condanna a carico di Alberto Stasi. Oppure, individuare una presenza alternativa e finora non processata. L’incidente probatorio in corso non riapre ufficialmente il processo, ma potrebbe rappresentare una svolta decisiva per un caso che continua a inquietare l’opinione pubblica e a dividere il mondo giudiziario.

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