Una nuova e clamorosa svolta nel caso di Chiara Poggi, la 26enne uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Le ultime analisi genetiche escluderebbero che il profilo biologico noto come “Ignoto 3” sia frutto di una contaminazione accidentale. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il Dna ritrovato sulla garza utilizzata per il tampone oro-faringeo della vittima sarebbe autentico e non riconducibile al personale medico, investigativo o forense che operò sul caso.
Il profilo genetico Y947 e le esclusioni ufficiali
Il tracciato biologico, identificato con la sigla Y947, non coincide con il Dna di oltre trenta persone analizzate – tra cui medici legali, tecnici di laboratorio e investigatori coinvolti nei rilievi sul corpo della giovane. Si tratta di un’esclusione significativa che alimenta la pista investigativa secondo cui il Dna potrebbe appartenere all’autore dell’omicidio o a un complice.
Cinque profili, uno solo ancora senza nome
Il reperto su cui è stato isolato il Dna – una garza utilizzata durante l’autopsia – è stato al centro di un incidente probatorio condotto dalla genetista Denise Albani, su incarico del gip. I test hanno rilevato cinque profili genetici: tre illeggibili, uno associato con alta affidabilità a Ernesto Gabriele Ferrari (assistente del medico legale all’epoca), e infine quello ancora senza un nome, il cosiddetto “Ignoto 3”.
Chi è “Ignoto 3”? L’enigma al centro dell’inchiesta
Il Dna di “Ignoto 3” risulta parzialmente compatibile con quello di Ferrari ma mostra significative divergenze, il che ne esclude la sovrapposizione. Non appartiene nemmeno ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015 per l’omicidio, né ad Andrea Sempio, attualmente l’unico indagato con l’ipotesi di omicidio in concorso. La Procura ha dunque avviato nuovi accertamenti per stabilire la reale origine della traccia.
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Contaminazione esclusa, ma le verifiche continuano
Le analisi finora condotte sembrano escludere anche la possibilità che il Dna sia stato trasferito in un secondo momento per errore. Tuttavia, si continua a vagliare la possibilità di una contaminazione “postuma”, avvenuta cioè dopo l’autopsia. Se anche questa eventualità venisse esclusa, resterebbe solo l’ipotesi più grave: che quel Dna appartenga al vero assassino o a un complice mai identificato.
Procura di Pavia: “Nessuna dichiarazione ufficiosa”
Nel frattempo, il Procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, è intervenuto con una nota ufficiale per arginare le speculazioni circolate nei media: “Dato il continuo attribuire alla Procura valutazioni e stati d’animo, ribadiamo che qualsiasi informazione deve considerarsi infondata se non comunicata ufficialmente”. Il magistrato ha precisato che gli inquirenti si pronunceranno solo alla conclusione delle indagini.
Un caso ancora aperto
A quasi vent’anni dai fatti, il caso Garlasco torna dunque sotto i riflettori. La comparsa di “Ignoto 3” rappresenta un possibile nuovo scenario che potrebbe riaprire definitivamente le indagini. Con l’esclusione dell’errore tecnico, l’attenzione si sposta ora su chi potrebbe essere quella figura ancora senza volto, il cui Dna è rimasto silenziosamente custodito per anni sul corpo di Chiara Poggi.
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