Santa Maria Capua Vetere – Prosegue il processo per la morte di Gerardina Palla, la collaboratrice scolastica 52enne deceduta dopo una caduta da una finestra dell’Istituto professionale “Righi”. Nell’udienza più recente, è intervenuta con dichiarazioni spontanee Anna Maria De Stadio, docente imputata insieme alla dirigente scolastica Alfonsina Corvino, respingendo con fermezza ogni addebito.
De Stadio ha illustrato nel dettaglio le sue mansioni, rivendicando l’aderenza alle normative vigenti e dichiarando di non aver mai impartito ordini alla vittima in merito alla pulizia dei vetri. Ha inoltre sottolineato come, dal 2015, l’istituto non avesse più fatto ricorso a imprese esterne di pulizia.
Nel corso della stessa udienza, è stata ascoltata anche la docente Amalia Iorio, che il giorno dell’incidente si trovava in auto con la preside Corvino, dirette a un appuntamento fuori sede. Rientrate nell’istituto dopo aver ricevuto notizia dell’accaduto, la Iorio ha girato un video nei locali scolastici, che ora sarà acquisito agli atti del processo.
Nel filmato – secondo la testimonianza – si noterebbe la sedia posizionata sotto la finestra da cui è precipitata Gerardina Palla, insieme ad alcuni cartelli che segnalavano il pericolo. La docente ha inoltre riferito che, per quanto di sua conoscenza, le finestre della scuola non sarebbero mai state pulite e versavano in condizioni “fatiscenti”.
Il processo proseguirà nel mese di maggio, quando saranno ascoltati i consulenti tecnici della difesa della preside Corvino e altri testimoni chiave. A rappresentare le parti sono gli avvocati Naso e Gabriele Gallo per la difesa, mentre le parti civili sono assistite dagli avvocati Natalina Mastellone, Pigrini e Giuseppe Cipullo.
Ma come cadde la povera bidella?
Gerardina Palla, 52 anni, il giorno dell’incidente (il 4 Gennaio del 2016) si trovava nel corridoio su una sedia, appoggiata al davanzale per pulire i vetri della scuola, ma all’improvviso avrebbe perso l’equilibro. I soccorsi arrivarono nel giro di qualche minuto: Gerardina fu trasferita in ospedale, i medici decretarono per lei la prognosi riservata. Ma le cure furono inutili, dopo pochi giorni smise di respirare L’intera vicenda continua a sollevare interrogativi sulle condizioni di sicurezza all’interno degli edifici scolastici e sulla catena di responsabilità nella gestione degli ambienti di lavoro.