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Kata, arriva la Svolta dopo 2 anni: La bambina avrebbe subito una violenza e poi avrebbero occultato il corpo. Cosa si sa

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Sono trascorsi due anni da quel tragico 10 giugno 2023, quando si sono perse le tracce di Kata, la bambina peruviana di appena 5 anni residente con la famiglia nell’ex hotel Astor di Firenze, struttura occupata abusivamente da decine di persone. Nonostante le numerose piste e le indagini ancora in corso, la verità su cosa sia accaduto a Kata resta avvolta nel mistero. L’unica certezza è che la bambina non si è mai più trovata e che le autorità continuano a lavorare per fare luce su un caso che, fin dai primi giorni, ha mostrato tutta la sua complessità.

Un allarme lanciato troppo tardi?

In un primo momento, si pensò che Kata si fosse semplicemente allontanata: un incidente, magari un gioco finito male tra le vie del quartiere. Ma il ritardo nella segnalazione e, di conseguenza, nell’avvio delle ricerche potrebbe aver compromesso i primi e fondamentali momenti dell’indagine. Solo con il passare delle ore – e dopo aver setacciato inutilmente la zona – emerse che non si trattava di una scomparsa accidentale, ma molto probabilmente di un rapimento premeditato o, peggio, di un fatto gravissimo consumatosi nel silenzio di quelle mura.

L’ex hotel Astor e il contesto familiare

L’ex hotel Astor era occupato abusivamente da numerose famiglie, tra cui quella di Kata. Il padre della bambina, Manuel Romero Chicclo, era detenuto nel carcere di Sollicciano, mentre la madre, Katherine Alvarez Vasquez, lavorava in quel momento. A prendersi cura di Kata sarebbero stati due zii: Abel Argenis Vasquez (fratello della madre) e Marlon Chicclo (fratello del padre), entrambi oggi formalmente indagati. La Procura ha aperto un fascicolo a loro carico e li ha ascoltati più volte. Alcuni interrogatori si sono svolti anche all’estero, dove vivono altri parenti della famiglia.

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Le piste investigative: famiglia, racket, abusi

Secondo quanto riferito da fonti investigative, la pista più solida porta a un possibile abuso avvenuto in ambito familiare. Gli inquirenti non escludono che Kata possa essere stata vittima di violenza e che qualcuno abbia tentato di occultare le prove, compreso il corpo. Non si esclude nemmeno un possibile scambio di persona, sebbene sia un’ipotesi minoritaria.

Un’altra pista è legata alla criminalità che ruotava attorno all’ex hotel Astor: racket delle stanze, traffico di droga, e presenze criminali che gestivano gli “affitti” dei locali occupati. Il contesto era complesso e degradato, e secondo gli investigatori, poteva rappresentare un ambiente favorevole per operazioni illecite anche legate alla tratta di minori.

Il mistero della vita o della morte

Kata è ancora viva? È la domanda che continua a riecheggiare tra i familiari e gli inquirenti. Al momento nessuna prova concreta indica con certezza se la piccola sia ancora in vita o se il suo corpo sia stato nascosto da chi ha voluto farla sparire. Le indagini, per quanto difficili, non si sono mai interrotte e continuano con strumenti tecnologici più avanzati, analisi incrociate di tabulati, tracciamenti internazionali e sopralluoghi ripetuti nei luoghi più sensibili.

La speranza è l’ultima a morire

A due anni dalla scomparsa, il caso di Kata è ancora aperto, doloroso e privo di risposte. Ma la speranza che la piccola possa un giorno essere ritrovata viva e sana continua ad animare il lavoro degli investigatori e il cuore della madre. Nessuno vuole arrendersi, nemmeno di fronte al silenzio più inquietante.

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