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Laura, giovane insegnante di 26 anni uccisa brutalmente. Era partita per una supplenza

26enne Laura Luelmo 26enne Laura Luelmo

Oggi per i nostri cold case vi raccontiamo la storia della docente Laura Luelmo, il caso della giovane insegnante italiana che ha sconvolto la Spagna. Laura era scomparsa il 12 dicembre del 2018 e dopo 5 giorni, il suo corpo è stato ritrovato, seminudo e con il volto rivolto verso la terra. La tragedia di Laura Luelmo, 26 anni, insegnante di lingue originaria di Torino, si è trasformata in un nuovo drammatico caso di femminicidio. La giovane si era trasferita da poco a El Campillo, in Andalusia, per una supplenza in un istituto scolastico. Il 12 dicembre, come confermato da alcuni testimoni, era uscita per fare jogging nel pomeriggio. Da quel momento, di lei si era persa ogni traccia.

Il ritrovamento del corpo

Cinque giorni dopo la scomparsa, il suo corpo è stato trovato in aperta campagna, in una zona isolata. L’autopsia ha rivelato segni evidenti di aggressione: lividi, ferite alla testa e tracce di tentata violenza. Ma il dato più agghiacciante è che Laura non sarebbe morta subito: secondo gli esami forensi, il decesso risalirebbe ad almeno 72 ore dopo la scomparsa, lasciando un buco inquietante sulle sue ultime ore di vita.

Arrestato Bernardo Montoya, il vicino con precedenti per omicidio

Il presunto autore dell’omicidio è Bernardo Montoya, 50 anni, arrestato poche ore dopo il ritrovamento del corpo. Ex detenuto, aveva già scontato 22 anni di carcere per diversi reati, tra cui un omicidio nel 1996, quando uccise un’anziana testimone che doveva deporre contro di lui.

Montoya viveva proprio di fronte all’abitazione di Laura. La ragazza, come riferito dal fidanzato, si sentiva a disagio per gli sguardi insistenti dell’uomo, ma non immaginava il pericolo che rappresentava. È stato proprio il fidanzato a suggerire alla Guardia Civil di controllare quell’uomo.

Durante l’interrogatorio, Montoya ha confessato il delitto, fornendo un racconto agghiacciante: avrebbe attirato Laura con una scusa – chiedendole dove fosse un supermercato – per poi spingerla in un vicolo cieco, colpirla alla testa e caricarla in auto. Dopo averla portata in campagna, avrebbe tentato di abusare di lei, ma – ha detto – “non ci sono riuscito, mi sono spaventato e l’ho lasciata lì”.

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Indagini e rabbia nel Paese

Gli investigatori non confermano al momento la versione fornita da Montoya. In casa dell’uomo sono state trovate tracce di sangue e gli accertamenti proseguono per chiarire le circostanze della morte. L’opinione pubblica è indignata: Montoya era in regime di semilibertà, nonostante i suoi precedenti gravissimi. Numerose manifestazioni si sono svolte in tutto il Paese per chiedere giustizia per Laura e per denunciare l’ennesimo caso di violenza di genere. In molti puntano il dito contro un sistema giudiziario considerato troppo permissivo con soggetti pericolosi. A rendere la vicenda ancora più inquietante è il fatto che anche il fratello gemello di Montoya, Luciano, è detenuto per un femminicidio: nel 2000 uccise una donna di 35 anni che lo aveva denunciato per il furto di una borsa.

Laura, simbolo di una Spagna ferita

Laura Luelmo era una giovane donna appassionata d’arte e d’insegnamento, piena di entusiasmo per il suo nuovo lavoro. Oggi, il suo nome è diventato simbolo di tutte le donne vittime di violenza. Una Spagna scossa e in lutto si stringe attorno alla sua famiglia, con una domanda che risuona ovunque: perché non è stata protetta?

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