Nel complicato e ancora irrisolto caso della morte di Liliana Resinovich, emerge ora un elemento che potrebbe ribaltare parte dell’impianto accusatorio e gettare nuove ombre sul lavoro autoptico svolto nei giorni successivi al ritrovamento del corpo. A distanza di oltre due anni, un preparatore anatomico ha dichiarato spontaneamente agli inquirenti che la frattura alla vertebra toracica T2 — ritenuta potenzialmente compatibile con un’aggressione — potrebbe essere stata causata da una sua manovra tecnica durante l’autopsia eseguita l’11 gennaio 2022 all’obitorio di via Costalunga, a Trieste.
La rivelazione: un possibile errore tecnico in sala settoria
Il giovane tecnico triestino, che all’epoca partecipava alle operazioni come assistente anatomico, ha ammesso di non poter escludere che la lesione alla faccetta articolare superiore sinistra della vertebra toracica sia da attribuire a un errore accidentale durante la preparazione del cadavere. Questo dettaglio, già oggetto di scontro tra i consulenti della difesa di Sebastiano Visintin (marito della vittima e oggi indagato per omicidio) e quelli dei familiari di Liliana, rimette in discussione l’ipotesi che la frattura fosse il segno di un’aggressione avvenuta prima della morte.
Va ricordato che la frattura non era emersa nella Tac eseguita il giorno 8 gennaio 2022, ma è stata rilevata solo in occasione della seconda autopsia eseguita dall’antropologa forense Cristina Cattaneo. Questo ha acceso un dibattito tecnico tra esperti su quando e come la lesione possa essersi verificata. Le parole del tecnico, che saranno formalmente acquisite dal PM Ilaria Iozzi, rappresentano un elemento nuovo da tenere in considerazione nel complesso mosaico del caso.
Il contesto della morte e le indagini sul marito
Liliana Resinovich scompare da Trieste il 14 dicembre 2021 e il suo corpo viene ritrovato il 5 gennaio 2022 nel giardino dell’ex ospedale psichiatrico. Sin dalle prime fasi, Sebastiano Visintin, marito della donna, è stato al centro dei sospetti, anche se solo recentemente è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati per omicidio.
Le circostanze del ritrovamento del corpo, avvolto in sacchi di plastica e con segni compatibili con un possibile soffocamento, non hanno mai convinto né gli amici della vittima né gli esperti coinvolti, tra cui Claudio Sterpin, amico intimo della donna. Sterpin ha più volte dichiarato pubblicamente che “Visintin doveva essere indagato sin dall’inizio”, lamentando ritardi e omissioni nei primi mesi dell’indagine.
Focus su cellulari e dispositivi elettronici
Una delle piste più importanti, ora, riguarda i dispositivi elettronici di Liliana e del marito, tra cui smartphone, computer e una GoPro. L’analisi forense sarà condotta anche con l’assistenza di Michele Vitiello, consulente informatico nominato dalla difesa di Visintin. Vitiello, già noto per aver partecipato a indagini di alto profilo — dai casi di Emanuela Orlandi e Denise Pipitone, fino alla strage del Mottarone — avrà il compito di eseguire nuove perizie sulle copie forensi dei dispositivi.
Le analisi si concentreranno su possibili movimenti sospetti, cancellazioni, accessi e attività anomale registrate sui device di Visintin nei giorni cruciali tra la scomparsa e il ritrovamento del cadavere. L’ipotesi è che dati precedentemente non accessibili con le tecnologie dell’epoca possano oggi fornire dettagli inediti utili a chiarire la dinamica degli eventi o a supportare (o smontare) la tesi dell’omicidio domestico.
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