Il giallo della morte di Liliana Resinovich, scomparsa a Trieste nel dicembre 2021 e ritrovata cadavere ventuno giorni dopo nei giardini dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, continua a suscitare domande senza risposta. A riaccendere i riflettori sulla vicenda è Silvia Radin, cugina della vittima, che in un’intervista rilasciata a Open ha lanciato accuse precise e inquietanti contro Sebastiano Visintin, marito della 63enne e oggi unico indagato per omicidio.
“Liliana era soggiogata, lui l’ha portata via da noi”
Silvia Radin descrive Visintin come un uomo “anaffettivo”, incapace di intrecciare rapporti sinceri con la famiglia della moglie. «Lui e Lilli si definivano lupi solitari. Ma lui l’ha isolata, l’ha circuita», afferma la cugina, secondo cui Liliana sarebbe vissuta in una condizione di soggezione psicologica. «Lui ordinava e lei eseguiva. Non aveva libertà. Aveva paura di lui».
Il comportamento sospetto dopo la scomparsa
Radin non riesce a spiegarsi il comportamento “freddo” del marito nei giorni successivi alla scomparsa della donna: «Si metteva a lavare la macchina, andava al ristorante… mentre lei era sparita nel nulla». Un atteggiamento definito “incompatibile con quello di un marito disperato”.
Ma è la gestione degli oggetti personali di Liliana a generare i maggiori sospetti. «Ha regalato la sua macchina fotografica, la bicicletta, forse persino il vestito da sposa. Come se volesse cancellarla dalla casa e dalla sua vita. Subito, senza sapere cosa le fosse successo».
Il mistero del corpo ritrovato e i sospetti sul movente economico
Uno degli elementi più controversi del caso resta la tempistica del ritrovamento del corpo, avvenuto 21 giorni dopo la scomparsa, in una zona in realtà già perlustrata. «Quel parco è vasto, pieno di anfratti e punti nascosti. Se fosse stata lì dall’inizio, l’avrebbero trovata prima», sostiene Radin. È convinta che il cadavere sia stato spostato in un secondo momento, per rendere possibile il ritrovamento. Un sospetto condiviso anche dall’amico intimo di Liliana, Claudio Sterpin.
Radin avanza anche una possibile motivazione economica: «Se il corpo non fosse stato trovato, Sebastiano avrebbe dovuto aspettare dieci anni per incassare pensione e risparmi». Un riferimento alla norma sulla morte presunta, che in assenza del ritrovamento del corpo prevede una lunga attesa prima che i familiari possano accedere ai beni della persona scomparsa.
Cani molecolari rifiutati e accuse ai familiari
Radin riferisce anche un episodio che definisce sconcertante: «Abbiamo proposto l’uso di cani molecolari, ma Sebastiano ci ha detto che i carabinieri l’avevano sconsigliato». Infine, l’accusa che definisce “infamante”: «Ci ha invitati a casa sua per prendere qualche ricordo di Liliana. Poi è andato in tv a dire che gli avevamo rubato l’oro di sua moglie».
Un quadro che si complica
Le parole di Silvia Radin non solo offrono un punto di vista interno alla famiglia, ma delineano anche una frattura emotiva profonda tra i parenti di Liliana e il marito, oggi sotto inchiesta. In un caso in cui gli indizi rimangono ambigui e le risposte tardano ad arrivare, queste dichiarazioni gettano nuova ombra su un mistero ancora lontano da una verità definitiva.