A più di quattro anni dalla scomparsa di Liliana Resinovich, il giallo della 63enne trovata morta il 5 gennaio 2022 nei giardini dell’ex Ospedale psichiatrico di Trieste si arricchisce di nuovi elementi. Tra questi, uno in particolare rischia di avere un peso decisivo nelle indagini: Sebastiano Visintin, marito della vittima e oggi unico indagato per omicidio, avrebbe donato alcuni oggetti personali della moglie prima ancora del ritrovamento del corpo.
I regali “sospetti” agli amici della Carnia
I fatti risalgono a fine 2021, nei giorni successivi alla scomparsa di Liliana. Visintin avrebbe regalato una bicicletta e una macchina fotografica appartenenti alla moglie a due amici di famiglia, Laura e Pino, residenti in Carnia. A rivelarlo fu la stessa Laura, intervistata dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, che precisò: «Erano oggetti di Lilly». Una circostanza che solleva molti dubbi, soprattutto per il tempismo con cui questi doni sono stati fatti: prima ancora che il cadavere della donna fosse ritrovato.
Le contraddizioni nelle dichiarazioni di Visintin
Interpellato dal giornalista Paolo Andriolo nel corso di un’inchiesta di “Chi l’ha visto?” andata in onda il 28 maggio 2025, Sebastiano Visintin inizialmente ha negato di aver regalato la bicicletta della moglie, mostrandosi infastidito e sottolineando che la macchina fotografica sarebbe stata donata tre anni prima e con il consenso della moglie. Poco dopo, ha ritrattato, affermando che tutte le macchine fotografiche presenti in casa erano sue e che nessuna mancava all’appello.
Ma a smentirlo ci sono atti ufficiali: un anno dopo la scomparsa, Visintin confessò agli inquirenti di aver realmente dato via una macchina fotografica appartenente a Liliana, confermando di averla lasciata agli amici della Carnia.
L’indagine per omicidio
Oggi Sebastiano Visintin è formalmente indagato per omicidio, unico nome iscritto nel registro della Procura. I nuovi accertamenti disposti sul corpo della donna e la richiesta di incidente probatorio presentata dalla difesa rappresentano l’ennesimo tentativo di chiarire la dinamica e le cause della morte. Un punto chiave resta il passaggio repentino nella linea difensiva: se nel 2022 lo stesso Visintin definiva il suicidio della moglie «improbabile» e ventilava l’ipotesi di un delitto, oggi è proprio la tesi del gesto estremo quella sostenuta dalla sua difesa.
Un caso ancora aperto
Il caso Resinovich resta avvolto nel mistero. La figura di Visintin si fa sempre più centrale in un’inchiesta che, a distanza di anni, continua a dividere l’opinione pubblica e a sollevare interrogativi pesanti su tempistiche, comportamenti e dichiarazioni rilasciate nel tempo. Le indagini proseguono, ma ogni nuovo dettaglio — come il gesto dei regali “prematuri” — sembra allontanare la verità, piuttosto che avvicinarla.