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Ministero dell’Istruzione, Buoni pasto al Personale Ata e Dirigenti. Penalizzati i Docenti. L’importo da 13 euro al giorno

La possibile introduzione dei buoni pasto per il personale scolastico continua a far discutere e apre un nuovo fronte tra sindacati, ARAN e Ministero dell’Istruzione. La proposta, rilanciata con forza dal sindacato Anief, potrebbe infatti portare a una riduzione delle già modeste risorse disponibili per gli aumenti contrattuali, alimentando nuove tensioni nel comparto istruzione.

Anief non si arrende: “Un diritto per tutti, anche a scuola”

Dopo la bocciatura dell’emendamento al decreto Scuola, l’Anief ha chiesto che la misura venga inserita nel nuovo contratto collettivo 2022-2024, con l’obiettivo di riconoscere il diritto al buono pasto anche a docenti, ATA e dirigenti scolastici. La proposta mira a replicare quanto già avvenuto per la formazione retribuita, inserendo il principio nel contratto e demandando la regolamentazione pratica alla contrattazione integrativa d’istituto. Il meccanismo proposto prevede di:

  • Riconoscere il buono pasto come diritto contrattuale;
  • Attendere nuovi fondi attraverso la prossima Legge di Bilancio;
  • Colmare la disparità con gli altri comparti pubblici, che già beneficiano del servizio, anche in smart working.

I dirigenti sarebbero i primi a beneficiarne, i docenti ancora penalizzati

Ma non tutti sono d’accordo. Secondo il presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo, l’estensione dei buoni pasto andrebbe anzitutto a dirigenti e personale ATA, escludendo di fatto i docenti. Il motivo? La normativa attuale consente l’erogazione del buono solo a chi supera le 7 ore e 12 minuti di lavoro giornaliero. Una soglia che molti insegnanti, almeno formalmente, non raggiungono, nonostante l’impegno extracurricolare spesso non registrato come orario di servizio. La proposta di estendere i buoni pasto da 13 euro al giorno solo al Personale Ata sembra che sia può conciliante con i bilanci statali, e a quanto pare il Ministero dell’Istruzione la starebbe valutando per l’anno 2025/26.

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Il nodo economico: risorse limitate

L’aspetto più delicato resta però quello finanziario. Inserire i buoni pasto nel contratto potrebbe compromettere ulteriori aumenti salariali, già ritenuti insufficienti dai sindacati. Naddeo ha ribadito l’intenzione di chiudere l’accordo contrattuale entro l’estate, così da consentire l’erogazione degli aumenti entro la fine del 2025. Ma con la “coperta corta”, ogni nuova misura rischia di andare a discapito di un’altra.

Una disparità evidente nel pubblico impiego

Il paradosso è evidente: i buoni pasto vengono oggi riconosciuti anche a chi lavora in smart working, ma restano esclusi insegnanti e personale scolastico, che operano quotidianamente in presenza e spesso in condizioni logistiche e strutturali complesse. Colmare questa lacuna sarebbe, secondo l’Anief, un atto di giustizia retributiva verso una categoria troppo spesso dimenticata nelle priorità della pubblica amministrazione. Il confronto è aperto, ma una cosa è certa: senza nuovi fondi, la scelta tra benefit e stipendi rischia di diventare un ulteriore terreno di scontro in un settore già sotto pressione.

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