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Mistero sulla morte di Alessandra Vanni uccisa nel taxi e quella lettera in latino lasciata dal killer

il corpo di alessandra vanni uccisa nel 1997 il corpo di alessandra vanni uccisa nel 1997

È il 9 agosto 1997 quando a Castellina in Chianti, lungo una strada sterrata vicina al cimitero, viene trovato un taxi con la scritta “Siena 22”. All’interno, al posto di guida, c’è il corpo senza vita di Alessandra Vanni, 29 anni, strangolata con uno spago da pacchi. I polsi sono legati dietro lo schienale, fissati a una barra metallica con un nodo preciso. I vestiti della giovane sono in ordine, nulla fuori posto. Una scena gelida, inquietante, che lascia subito pensare a un omicidio eseguito con freddezza.

Il mistero di Alessandra Vanni, la tassista di Siena uccisa e mai dimenticata

Alessandra non era una sconosciuta a Siena. Lavorava come centralinista al Consorzio Taxi e guidava il mezzo intestato allo zio Onorio. Solare, stimata dai colleghi e amata dai clienti, portava avanti il lavoro con passione. La sera prima, dopo aver chiuso il turno alla radio intorno alle 21, aveva salutato con un allegro “buonanotte” i colleghi e si era messa a disposizione per altre corse extraurbane.

Le ultime ore di vita

Quella sera Alessandra trasporta turisti, studenti e militari. Poi, intorno alle 23, riparte da piazza Matteotti e imposta il tassametro sulla tariffa extraurbana. Alcuni testimoni la notano a Quercegrossa: l’auto gira più volte intorno a un isolato. Per qualcuno sta cercando un passeggero, per altri è in attesa di Steve, un uomo somalo di 48 anni che la ragazza accompagnava spesso. Poco dopo il taxi viene visto dirigersi verso Castellina in Chianti, proprio verso la zona più buia e isolata, nei pressi della vecchia discarica.

Il silenzio via radio

A mezzanotte il tassametro si blocca. Dalla radio Stefano, fidanzato di Alessandra e anche lui tassista, la chiama più volte: «Siena 22, Siena 22». Non ottiene alcuna risposta. La mattina seguente un pensionato, arrivato sul posto per buttare un materasso, bussa al finestrino del taxi e scopre il corpo della giovane donna reclinato sul volante. Crede che dorma, ma capisce subito che non respira. Scatta l’allarme, arrivano i Carabinieri e i sanitari del 118: non c’è nulla da fare, Alessandra è morta strangolata.

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Le prime indagini

Il corpo non presenta segni di violenza sessuale. Il nodo che blocca i polsi sembra studiato, quasi “professionale”. L’incasso della serata è sparito, ma tutto il resto è rimasto intatto. I Carabinieri ipotizzano che l’aggressione sia stata condotta da più di una persona. Poi un nuovo elemento complica il quadro: in caserma arriva una lettera anonima scritta in latino, con una citazione dall’Apocalisse di Giovanni. Si parla subito di piste esoteriche e sataniche, ma nessuna traccia concreta conferma questa ipotesi.

I sospetti su Steve e i vicoli ciechi

Le prime attenzioni si concentrano su Steve, l’uomo che Alessandra accompagnava spesso. Forse aveva un pacco da trasportare, visto che sul sedile posteriore si notano le tracce di un oggetto pesante. Ma il DNA rinvenuto sulla corda non corrisponde al suo. Persino dopo la sua morte, nel 2014, viene riesumato per nuovi accertamenti: ancora una volta, nessun risultato.

Le altre piste

Le indagini, con il passare degli anni, si allargano. C’è chi ipotizza un collegamento con il sequestro Soffiantini, avvenuto in quelle campagne proprio in quel periodo. Altri vedono legami con la lunga scia del Mostro di Firenze, spinti anche dal cognome della vittima, lo stesso di Mario Vanni, uno dei “compagni di merende” di Pacciani. Ma nessuna pista porta a una prova.

I nuovi tentativi con il DNA

Nel 2020 la procura di Firenze riapre il fascicolo sfruttando le nuove tecniche di analisi genetica. Due uomini vengono sottoposti al test, ma ancora una volta i risultati sono negativi. Nel 2021 si tenta un confronto con un altro caso irrisolto, l’omicidio di Milva Malatesta e del figlio Mirko. Il sospettato è lo stesso, un artigiano della zona, ma i riscontri non arrivano.

Un mistero ancora senza nome

Dopo quasi trent’anni, la verità sulla morte di Alessandra Vanni rimane nascosta. Forse la giovane aveva trasportato un pacco che non avrebbe dovuto vedere. Forse ha riconosciuto qualcuno che non voleva essere scoperto. Oppure, come accade nei casi più atroci, è stata solo vittima del destino, nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il dolore che non passa

Per la famiglia resta il vuoto, per i colleghi del consorzio la memoria di una giovane donna solare e generosa. La sua storia continua a pesare come un macigno sulla comunità senese, in attesa che un giorno qualcuno riesca a dare un nome a chi le ha tolto la vita.

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