Aveva affrontato nove mesi di gravidanza con fiducia. I medici le avevano detto che era tutto normale, che il bambino cresceva bene, che non c’era nulla da temere. Ma la realtà si è rivelata diversa. La notte di Natale del 2015, all’ospedale Maggiore di Parma, il piccolo Bryan è nato senza gambe dal ginocchio in giù. Un dramma inatteso che ha cambiato per sempre la vita della famiglia.
La sentenza del Tribunale
Dopo dieci anni, è arrivata la decisione della giustizia. Il Tribunale di Parma ha condannato il ginecologo che aveva seguito la gravidanza a risarcire i genitori con circa 350 mila euro, più interessi e spese legali. Una cifra che riconosce non solo la responsabilità dei medici, ma anche il trauma vissuto dai genitori.
Le prove e le negligenze del ginecologo
La sentenza, firmata dalla giudice Cristina Ferrari, parla di prove “inequivocabili”. La madre si era sottoposta a numerose ecografie: dal ginecologo privato, al consultorio, fino alle visite in ospedale. Nessuno aveva mai segnalato la malformazione. Secondo i giudici, le immagini erano chiare e i medici avrebbero dovuto accorgersi della grave condizione. Le perizie medico-legali hanno confermato che molte ecografie furono lette in modo superficiale.
Il diritto negato
Il danno non riguarda solo la nascita di un figlio con disabilità. La donna, spiegano i giudici, è stata privata della libertà di scegliere se interrompere la gravidanza. La scoperta al momento del parto ha causato uno choc devastante. “L’immagine che la madre aveva costruito nei nove mesi è andata in frantumi la notte di Natale”, scrive il Tribunale.
Il trauma ha coinvolto anche la figlia maggiore, che all’epoca aveva sei anni e che ha visto cambiare radicalmente la vita della sua famiglia.
Un precedente inquietante
La vicenda di Bryan non è isolata. Nel 2003, sempre al Maggiore di Parma, un’altra bambina, Elena, nacque con gravi problemi psicofisici e morì a soli quattro anni. A seguire quella gravidanza era stato lo stesso ginecologo condannato oggi. Due storie diverse, ma legate dalla stessa ombra: l’incapacità di rilevare anomalie evidenti.
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