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Processo Ciro Grillo, “Come hanno fatto a sfilarle gli slip e i pantaloni insieme”: La Bongiorno rivela tutte le domande assurde

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Processo Ciro Grillo, l’arringa di Giulia Bongiorno: “La mia assistita non è una ‘troia’. Lo diventa dopo la vodka? È un pregiudizio radicato”. Con parole taglienti e una denuncia aperta contro i pregiudizi sessisti ancora presenti nella società e nelle aule giudiziarie, l’avvocata Giulia Bongiorno, legale della giovane italo-norvegese che accusa Ciro Grillo e tre amici di violenza sessuale di gruppo, ha aperto la propria arringa nel processo in corso presso il Tribunale di Tempio Pausania.

Una requisitoria dura, a tratti amara, in cui la penalista ha puntato il dito contro l’impostazione difensiva e i pregiudizi culturali emersi durante il processo: “Quel ‘troia’ la mia assistita non lo era, ma lo è diventata dopo la vodka?”, ha dichiarato Bongiorno, citando testualmente frasi contenute negli atti processuali. “Giuridicamente basterebbero queste parole per definire tutto. Sono parole che fanno venire i brividi”.

Una testimonianza sotto pressione: “1.675 domande in 35 ore”

Bongiorno ha ricordato con forza quanto la presunta vittima abbia dovuto affrontare durante l’istruttoria: “È stata interrogata per oltre 35 ore, con 1.675 domande. Si è commossa 18 volte al punto da dover interrompere l’udienza. Non credo esista un’altra teste nella storia giudiziaria sottoposta a un simile livello di pressione”. Nonostante questo, ha sottolineato la coerenza della versione fornita dalla giovane: “Quando non ricordava, ha detto ‘non lo so’. Non ha mai inventato. Ha retto a tutto e ha sempre risposto con lucidità e coerenza. Anche le vittime hanno dei diritti”. All’epoca emersero le domande a cui aveva dovuto rispondere la vittima. «Quando l’ha presa per i capelli ha usato una mano o tutte e due?». «I pantaloncini erano elasticizzati?». «Come hanno fatto a sfilarle gli slip e i pantaloni insieme?».

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“Perché nessuno l’ha denunciata per calunnia?”

Un altro passaggio centrale dell’arringa ha riguardato l’assenza di denunce per calunnia nei confronti della ragazza: “Se questa ragazza avesse mentito, come mai nessuno l’ha denunciata? Perché?”, ha chiesto retoricamente Bongiorno alla Corte. “Non è stata denunciata da nessuno dei quattro imputati. Questo elemento parla da sé”.

“Tutti attenti alle lacrime di Ciro. Ma anche lei ha pianto”

Un affondo anche nei confronti della narrazione mediatica e giudiziaria: “Ieri tutti erano concentrati sulle lacrime di Ciro Grillo. Ma anche la mia assistita ha pianto. Ricordate? O non vale perché è una donna?”.

“La cultura dello stupro è ancora viva”

L’intervento si è concluso con una riflessione più ampia, di carattere culturale e sociale, sulla radice della violenza di genere: “La violenza nasce dalla convinzione che la libertà della donna valga meno. Che il suo consenso sia un optional, un dettaglio irrilevante. Questo è quello che emerge da questo processo: una visione retrograda e pericolosa del ruolo della donna”.

Secondo Bongiorno, il caso rappresenta non solo un processo per stupro, ma una sfida culturale contro stereotipi ancora radicati nella società italiana. “Nel 2025, dobbiamo ancora ricordare che il corpo della donna non è un territorio di conquista quando è ubriaca?”, ha detto con fermezza. L’arringa della legale proseguirà nel pomeriggio, mentre in aula erano assenti sia i quattro imputati, tra cui Ciro Grillo, che la presunta vittima. Il processo si avvicina alla conclusione, con la richiesta della procura di 9 anni di reclusione per ciascun imputato.

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