Riccardo è morto senza che nessuno se ne accorgesse. Nessun grido, nessuna richiesta d’aiuto. È scomparso in un istante, inghiottito dalla sabbia che lui stesso stava scavando sulla spiaggia di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. Aveva costruito un tunnel profondo, quasi due metri, e mentre era all’interno, la sabbia nera e ferrosa della costa gli è franata addosso, sigillandolo in silenzio sotto la superficie.
I Carabinieri della compagnia di Tuscania conoscono bene questo tipo di incidente. Lo chiamano “la morte dei tombaroli”, perché a cedere sono spesso le buche scavate illegalmente nei pressi delle antiche tombe etrusche. Ma Riccardo non cercava tesori: stava solo giocando. E quella sabbia pesante ha agito come un sarcofago naturale, richiudendosi su se stessa senza lasciare traccia visibile.
La scoperta del fratellino
Il padre di Riccardo, non vedendolo più in giro, ha cominciato a cercarlo pensando che avesse raggiunto i fratelli. Per quasi quaranta minuti, il campeggio si è riempito delle grida del suo nome: “Riccardo!”, riecheggiava tra i vialetti del Camping California, dove la famiglia era arrivata il giorno prima a bordo di un camper, con i quattro figli. A sbloccare il mistero è stato il più piccolo, il fratellino di 5 anni, che ha ripetuto alla madre una frase tanto semplice quanto straziante: «Riccardo è sotto la sabbia», indicando un punto preciso della spiaggia. Ed è lì che la famiglia e alcuni bagnanti hanno cominciato a scavare a mani nude, in preda all’angoscia, sollevando più di un quintale di sabbia.
Un corpo immobile nel sudario di sabbia
Quando finalmente il corpo è emerso, Riccardo era immobile, supino, completamente avvolto dalla sabbia che lo aveva soffocato. I soccorsi sono stati immediati, è arrivata anche l’eliambulanza, ma ogni tentativo di rianimazione è stato vano. Il ragazzo era già morto da tempo. Il suo corpo è stato trasportato al cimitero di Montalto, in attesa delle decisioni della Procura di Civitavecchia, che ha aperto un fascicolo per chiarire i dettagli dell’incidente. I Carabinieri hanno ascoltato testimoni, villeggianti e bagnini: tutti concordano sulla dinamica. Una buca molto profonda, un tunnel orizzontale in costruzione, il crollo improvviso, e poi il silenzio, l’assenza, l’attesa che ha preceduto l’orrore della scoperta.
La famiglia ferma nel dolore
La famiglia di Riccardo non si è più mossa dal campeggio. I genitori sono rimasti sul posto da giovedì, stravolti dal dolore. Il ragazzo era il più grande di quattro figli: con lui, in vacanza, c’erano una sorellina di 14 anni e i fratellini di 8 e 5 anni. La scena più struggente si è consumata sulla spiaggia, vicino al luogo dell’incidente. La madre si è seduta davanti alla buca, ora recintata per motivi di sicurezza. Ha passato ore lì, accarezzando la sabbia, quasi a cercare un contatto, un ultimo gesto verso il figlio che non c’è più.
Una tragedia che interroga
La morte di Riccardo è una tragedia che lascia senza parole e impone una riflessione più ampia sulla sicurezza in spiaggia e sulla sottovalutazione dei rischi, anche durante un gioco apparentemente innocuo. La sabbia, elemento simbolo di spensieratezza estiva, in questo caso si è trasformata in una trappola mortale. È morto così, Riccardo, senza fare rumore. Ma il suo silenzio oggi pesa come un macigno sul cuore di una famiglia e di un’intera comunità.
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