Sarebbe annegamento la causa della morte di Simona Cinà, la giovane pallavolista di Capaci trovata senza vita sabato scorso sul fondo della piscina di una villa a Bagheria, dove si trovava per partecipare a una festa di laurea. I primi risultati dell’autopsia, conclusa nelle ultime ore, sembrano escludere patologie pregresse o eventi cardiaci improvvisi. A confermare questa ipotesi è stata la presenza di acqua nei polmoni, un elemento che, secondo le fonti sanitarie, risulta compatibile con una morte per annegamento.
Simona Cinà, Tanti punti ancora senza risposta
Se l’autopsia ha cominciato a fare chiarezza, rimangono comunque molti interrogativi irrisolti. A partire da uno dei più cruciali: cosa ha portato Simona ad annegare? Gli inquirenti non hanno ancora stabilito l’orario preciso del decesso né ricostruito con certezza le circostanze che hanno fatto sì che la giovane finisse in acqua senza essere soccorsa in tempo. Una delle ipotesi al vaglio è che la ragazza possa aver avuto un malore improvviso, dovuto a cause naturali o forse collegato all’assunzione involontaria di sostanze. Proprio per questo motivo sono stati disposti gli esami tossicologici, che chiariranno se Simona avesse nel sangue tracce di alcol o stupefacenti al momento del decesso.
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Il mistero degli alcolici alla festa
Nel frattempo, le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce elementi che complicano ulteriormente il quadro. Nella villa in cui si è tenuta la festa, gli investigatori hanno trovato una notevole quantità di alcolici: venticinque bottiglie vuote di gin, quattro di Aperol Spritz, nove di spumante, oltre ad alcune bottiglie ancora sigillate. Il tutto era stato ammassato in due grandi sacchi neri. Un dettaglio che contraddice quanto dichiarato inizialmente dai familiari della giovane, i quali avevano sostenuto di non aver notato alcuna presenza evidente di alcol quando sono arrivati nella villa la mattina del 2 agosto.
Un sequestro tardivo
Colpisce anche la tempistica dei sequestri: le bottiglie e gli altri oggetti utili alle indagini, tra cui gli abiti di Simona (una maglietta verde e pantaloncini di jeans grigi), sono stati acquisiti solo il 4 agosto, due giorni dopo la tragedia. In quelle 48 ore, l’abitazione non è stata posta sotto sequestro, né risultava sorvegliata. Il sequestro è stato disposto su richiesta dell’avvocato della famiglia Cinà, Gabriele Giambrone, che ha più volte chiesto chiarezza sulle circostanze della morte della giovane.
Un’attesa ancora lunga
Ora gli occhi sono puntati sui risultati tossicologici e istologici, che saranno disponibili nelle prossime settimane. Solo allora si potrà capire se Simona sia finita in acqua a causa di un malore, oppure se dietro questa morte vi sia una catena di omissioni, distrazioni o mancanze più gravi. Nel frattempo, la comunità sportiva e scolastica di Capaci resta attonita. Simona era una giovane donna piena di vita, determinata, amante dello sport. Una nuotatrice esperta, seguita da medici per l’attività agonistica, che nessuno avrebbe mai immaginato potesse perdere la vita in quel modo. Eppure, qualcosa è andato terribilmente storto. E oggi, mentre i genitori e il fratello attendono risposte, resta il dolore muto e le troppe domande ancora senza risposta.
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