In un mondo scosso da crescenti tensioni geopolitiche e minacce atomiche, come quelle emerse nei recenti scontri tra Israele e Iran, l’ipotesi di un conflitto nucleare globale assume contorni sempre meno remoti. Se un tempo queste paure appartenevano alla fantapolitica, oggi tornano prepotentemente alla ribalta, alimentate da crisi internazionali, armamenti avanzati e fragili equilibri diplomatici.
In questo scenario, la domanda non è più così fuori luogo: quali sono i Paesi più sicuri in caso di guerra nucleare? A rispondere sono due fonti autorevoli: una ricerca pubblicata su Nature Communications e le analisi del survivalista Alex Rejba, esperto in pianificazione d’emergenza. Secondo entrambi, la sicurezza non dipende solo dalla lontananza geografica dai potenziali bersagli, ma anche dalla stabilità politica, capacità di autosufficienza e presenza di infrastrutture protettive.
I 10 Paesi più sicuri in caso di guerra nucleare:
- Nuova Zelanda – Isolata, autosufficiente dal punto di vista alimentare e priva di alleanze militari strategiche. È considerata il rifugio per eccellenza.
- Australia – Anche se più coinvolta nei rapporti geopolitici occidentali, l’entroterra vasto e poco popolato la rende una zona rifugio.
- Islanda – Neutrale, remota, con un’economia autosufficiente basata sull’energia geotermica.
- Argentina – In particolare le regioni interne: ben lontane da teatri di guerra e ricche di risorse naturali.
- Cile – La sua morfologia e l’isolamento geografico lo rendono un candidato sicuro.
- Norvegia – Pur essendo in Europa, è dotata di un sofisticato sistema di rifugi e protezioni civili.
- Svizzera – È uno dei Paesi meglio preparati, con bunker sufficienti per tutta la popolazione.
- Irlanda – Poco coinvolta in conflitti globali, geograficamente defilata, ma non completamente autosufficiente.
- Bhutan – Protetto dalle catene montuose e distante dai grandi interessi strategici mondiali.
- Canada (regioni settentrionali) – Vasti territori abitabili ma remoti, ideali per ridurre al minimo l’esposizione a fallout nucleari.
Criteri usati per determinare la sicurezza
I parametri principali presi in esame da Nature Communications e da Rejba sono:
- isolamento geografico;
- assenza di basi militari straniere;
- capacità agricola e idrica;
- neutralità politica;
- resilienza climatica e infrastrutturale.
La Nuova Zelanda è emersa come la migliore combinazione di tutti questi elementi: è autonoma, protetta dall’oceano Pacifico e priva di nemici esterni dichiarati.
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Nessun posto è del tutto sicuro
Va però sottolineato che nessun Paese può dirsi del tutto immune agli effetti di una guerra nucleare, specie in relazione al fallout radioattivo che può estendersi anche a migliaia di chilometri dai punti d’impatto. Tuttavia, vivere in zone remote, con accesso a risorse e protezione civile, può significare la differenza tra sopravvivere o meno a un disastro di tale portata.
In definitiva, prepararsi oggi – almeno mentalmente – a questa evenienza, vuol dire valutare i rischi con razionalità, senza allarmismi inutili, ma con la consapevolezza che il mondo in cui viviamo è cambiato. E la prudenza, mai come ora, può essere una forma di saggezza.
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