La tragedia che ha colpito Zoe Anne Guaiti e la sua famiglia ha lasciato sgomenta un’intera comunità. Una maternità desiderata, attesa per il mese di agosto, si è trasformata in un dramma devastante in pochi giorni. Zoe, 39 anni, residente a Bolognano di Arco, è morta all’ospedale Santa Chiara di Trento insieme al bambino che portava in grembo, a causa di una violenta infezione che si è manifestata con sintomi improvvisi e si è evoluta in modo fulminante, impedendo ogni tentativo di salvarla.
Dall’influenza alla tragedia
Il calvario è cominciato nel fine settimana, quando Zoe ha iniziato ad accusare sintomi simili a quelli influenzali: febbre alta, spossatezza, malessere diffuso. Inizialmente non sembrava nulla di straordinario, ma la febbre ha presto raggiunto i 40 gradi. A quel punto, il marito ha allertato il 112. Considerata la gravidanza già avanzata, al sesto mese, è stato disposto un trasporto in elicottero verso il pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara.
Lì, purtroppo, i medici del reparto di ginecologia hanno riscontrato la morte intrauterina del feto. Zoe era ancora lucida, e si è proceduto all’induzione del parto. Tuttavia, nel giro di poche ore, il quadro clinico è precipitato: la donna ha sviluppato uno shock settico iperacuto, associato a una grave emorragia. Nonostante le cure intensive e l’intervento tempestivo del team multidisciplinare, non c’è stato nulla da fare.
Un’infezione aggressiva e fulminante
Le prime informazioni diffuse dalla direzione sanitaria dell’ospedale indicano che il decesso è avvenuto a causa di una grave infezione batterica, sfociata in shock settico con un decorso rapidissimo. I medici hanno parlato di un quadro clinico “aggressivo e incontrollabile”. Vista la natura improvvisa e fatale dell’infezione, sono stati avviati accertamenti interni e, con tutta probabilità, sarà disposta un’autopsia per chiarire definitivamente le cause del decesso. Tra le ipotesi al vaglio, anche la possibile presenza di batteri multiresistenti.
Chi era Zoe
Nata a Milano da madre inglese, Zoe si era trasferita anni fa in Trentino, dove aveva costruito una vita solida e serena. Aveva studiato all’Istituto d’Arte “Fortunato Depero” di Rovereto e lavorava come libraia nelle librerie Giunti di Rovereto e Riva del Garda, un lavoro che amava profondamente. Molto conosciuta nella zona dell’Alto Garda, era apprezzata per la sua sensibilità, il carattere solare e l’impegno con cui si dedicava alla sua famiglia e al lavoro.
Zoe lascia il marito, due figli piccoli, i genitori e tre fratelli. La sua scomparsa, avvenuta in un momento che avrebbe dovuto essere di gioia e attesa, ha sconvolto amici, conoscenti e l’intera comunità.
Indagini e accertamenti
Oltre all’indagine interna dell’Azienda sanitaria del Trentino, non si esclude l’apertura di un fascicolo da parte della magistratura, anche se al momento non vi sono indagati. L’obiettivo sarà quello di stabilire se vi siano state eventuali negligenze, se la terapia antibiotica in corso fosse adeguata e se l’infezione sia stata diagnosticata e trattata per tempo. Al momento si indaga anche sulla possibilità di una setticemia secondaria a un’infezione silente, forse contratta in forma asintomatica e poi esplosa in maniera drammatica.
La storia di Zoe è un richiamo forte all’importanza della prevenzione, della sorveglianza clinica in gravidanza e dell’identificazione precoce delle infezioni gravi. Ma è soprattutto una vicenda che lascia dietro di sé dolore, interrogativi e una comunità in lutto.