I Campi Flegrei tornano al centro dell’attenzione nazionale. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Fabio Florindo, durante un’audizione presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico della Camera dei Deputati. Secondo Florindo, l’area vulcanica partenopea rappresenta oggi una delle situazioni più delicate del Paese sotto il profilo sismico e vulcanico. “A Napoli abbiamo un’emergenza nazionale”, ha dichiarato il presidente Ingv. “La zona Astroni-Agnano è quella più critica: c’è una probabilità del 40-50% che in caso di eruzione si aprano bocche eruttive proprio lì”.
Nessuna risalita di magma, ma le esplosioni freatiche fanno paura
Florindo ha precisato che al momento non ci sono segnali di risalita magmatica, e quindi l’ipotesi di un’eruzione imminente resta remota. Tuttavia, ciò che preoccupa maggiormente sono le esplosioni freatiche, cioè quelle che avvengono senza coinvolgimento di magma, ma che possono essere violente e letali. “Le esplosioni freatiche sono istantanee, non danno preavviso e possono uccidere”, ha spiegato Florindo. “Sono causate dal contatto tra gas caldi e falde d’acqua superficiali. Possono lanciare in aria tutto quello che trovano”. In particolare, la zona di Pisciarelli è ritenuta ad altissimo rischio: le fumarole lì hanno temperature superiori ai 140 gradi e l’area è fortemente fratturata, già interessata da episodi simili in passato.
Bradisismo in aumento: il suolo si solleva di 1,5 cm al mese
Il fenomeno del bradisismo – cioè il sollevamento lento ma costante del suolo – continua a interessare i Campi Flegrei, ed è un indicatore chiave della tensione accumulata nel sottosuolo. Attualmente, il tasso di sollevamento è di circa 1,5 centimetri al mese, con picchi fino a 3 cm registrati a febbraio 2025. “Fino a che il suolo continua a sollevarsi, continueremo ad avere scosse sismiche”, ha detto il presidente dell’Ingv. Secondo i modelli attualmente disponibili, la magnitudo massima attesa non dovrebbe superare i 5.5 gradi, ma le scosse ripetute rischiano comunque di danneggiare seriamente gli edifici, specialmente quelli già precari.
Accumulo del danno: “Gli edifici più deboli rischiano il crollo”
Uno degli aspetti più critici evidenziati da Florindo è quello dell’accumulo del danno strutturale. Con scosse ripetute nel tempo, anche di magnitudo moderata, le strutture più fragili possono cedere. “Abbiamo casi in cui i cittadini rifiutano i controlli per paura di essere sgomberati. Ma se è danneggiata una parte portante di un edificio, bisogna intervenire”, ha ammonito Florindo.
Il precedente storico: l’eruzione del Monte Nuovo
Nel suo intervento, Florindo ha citato anche l’eruzione del Monte Nuovo nel 1538, sottolineando come, nei mesi precedenti, il terreno si sollevò di diversi metri, un segnale che oggi permetterebbe, in caso di nuovo risveglio magmatico, una certa capacità di previsione. Ma non è così per le esplosioni freatiche, che restano il pericolo più insidioso e imprevedibile per l’area. Un rischio che impone una vigilanza costante e piani di evacuazione pronti all’uso.
Cosa sono le esplosioni freatiche?
- Sono esplosioni causate dal contatto tra acqua e rocce calde o gas in pressione.
- Non coinvolgono magma, quindi non producono lava, ma scagliano materiale in aria con grande violenza.
- Sono imprevedibili e molto pericolose: basti pensare all’episodio dell’isola di White Island in Nuova Zelanda (2019).
Zone ad alto rischio secondo l’Ingv:
- Astroni-Agnano (possibile sede di bocche eruttive in caso di risveglio del vulcano)
- Pisciarelli (attività idrotermale intensificata e rischio freatico)
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