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Chiara Poggi si è difesa, l’hanno uccisa in tre. C’era sangue anche nell’impronta. Tutte le novità sull’omicidio di Garlasco

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A quasi 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, assassinata nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007, la procura di Pavia riapre uno dei casi più discussi della cronaca giudiziaria italiana. Una nuova svolta investigativa si profila all’orizzonte: dal 17 giugno prenderà il via un incidente probatorio per analizzare nuovamente le tracce biologiche e le impronte rinvenute sulla scena del crimine, con particolare attenzione al DNA trovato sotto le unghie della vittima e a una misteriosa impronta muraria identificata come la numero 33.

L’impronta 33 e la possibile presenza di sangue

L’impronta 33 si trova su una parete della scala che conduce alla cantina, dove fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara. Secondo Giada Boccellari, avvocata storica di Alberto Stasi – l’unico condannato per l’omicidio – si tratta di una traccia molto significativa: «È molto carica di materiale biologico. Potrebbe essere sangue o sudore misto a sangue». Tuttavia, il materiale originale non è più disponibile: mancherebbero sia l’intonaco del muro sia la provetta con la soluzione utilizzata per il rilievo. I consulenti della difesa sostengono però che si possa effettuare una valutazione anche da fotografie scattate all’epoca.

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Il DNA sotto le unghie e il ruolo di Andrea Sempio

La novità più rilevante riguarda però il DNA trovato sotto le unghie di Chiara. L’ipotesi è che la ragazza si sia difesa graffiando il suo assassino. Insieme a una traccia maschile ancora non identificata, è stato isolato anche il profilo genetico di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, che ora risulta indagato per omicidio. Una svolta che cambia le prospettive di un caso finora chiuso con la condanna definitiva di Stasi a 16 anni.

L’obiettivo degli inquirenti è verificare l’identità di tutte le tracce biologiche presenti sulla scena del crimine, attraverso il confronto con profili genetici di altri soggetti. «Se tra quei profili ci fosse quello di una persona che sappiamo non essere presente nella villetta, potremmo escluderla», spiega Boccellari. «Ma se, al contrario, si trovassero tracce di qualcuno che non avrebbe dovuto essere lì, allora si aprirebbe un nuovo scenario».

Un omicidio in concorso?

Una delle ipotesi più clamorose è quella di un omicidio commesso da più persone. Già nel 2007, alcuni consulenti avevano ipotizzato che l’aggressione si fosse svolta in tre fasi, rendendo improbabile la presenza di un solo autore materiale. Ora questa tesi è oggetto di una vera e propria indagine ufficiale, che punta a chiarire se più soggetti abbiano partecipato o siano comunque stati presenti durante l’aggressione.

Il movente resta oscuro

Sul possibile movente, gli inquirenti non si sbilanciano. Secondo Boccellari, «lo si potrà capire solo dopo aver chiarito chi era presente nella villetta al momento dell’omicidio». Senza identificare gli eventuali co-autori, o i veri responsabili (qualora Stasi non fosse l’unico colpevole), ogni ipotesi sulla dinamica e sul movente resta ancora nel campo delle supposizioni.

Il futuro del caso

Il nuovo incidente probatorio rappresenta un momento decisivo. I periti incaricati avranno il compito di esaminare ciò che resta delle prove raccolte all’epoca, con le tecnologie oggi disponibili, per fare luce su dettagli forse trascurati. A distanza di quasi due decenni, l’Italia potrebbe trovarsi di fronte a una revisione profonda di un caso che sembrava chiuso ma che continua a generare domande, dubbi e inquietudini. Il 17 giugno si aprirà dunque una nuova fase dell’inchiesta su Chiara Poggi. E con essa, forse, la possibilità di riscrivere una verità che finora non ha mai convinto del tutto né l’opinione pubblica, né alcuni esperti, né – a quanto pare – la giustizia stessa.

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