Il caso Yara Gambirasio è uno dei più complessi e dibattuti della cronaca giudiziaria italiana. A quasi quindici anni dalla sua scomparsa, molte voci – comprese quelle dei difensori di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo – continuano a sollevare numerosi dubbi sulla ricostruzione ufficiale dei fatti. Qui di seguito analizziamo i principali punti critici che alimentano il dibattito attorno alla sentenza e alla dinamica dell’omicidio.
L’ARTICOLO 533 CPP: “OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO”
Secondo l’articolo 533 del Codice di Procedura Penale, una condanna può essere pronunciata solo se l’imputato è riconosciuto colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Questo principio è il cuore di qualunque processo penale. Nel caso Bossetti, molte delle prove, invece di chiarire, sembrano aprire spiragli di incertezza che potrebbero minare proprio quel “ragionevole dubbio”.
LA QUESTIONE DEL DNA: LA PROVA REGINA È INCOMPLETA?
Il DNA rinvenuto sui leggins di Yara è stato indicato come la prova decisiva. Tuttavia:
- La difesa non ha mai potuto analizzare il campione “grezzo”.
- Il DNA di “Ignoto 1”, attribuito a Bossetti, è solo nucleare, non mitocondriale, cosa anomala secondo i genetisti, in quanto in natura un DNA parziale non si presenta in modo così selettivo.
- Sono state trovate altre 11 tracce biologiche sul corpo della ragazza (sangue, pelle, capelli, materiale gastrico), mai indagate né confrontate.
IL FURGONE “COMPATIBILE” MA NON IDENTICO
Altro punto critico è il furgone bianco inizialmente attribuito a Bossetti. Nella sentenza si ammette che il veicolo è compatibile ma non perfettamente identificabile come il suo. Non si tratta quindi di una prova certa, ma di una compatibilità visiva.
LE CELLE TELEFONICHE: DISTANZA TEMPORALE E SPAZIALE
- Yara si collega alla cella della palestra alle 18:50.
- Bossetti risulta invece connesso a una cella compatibile con la sua abitazione alle 17:45.
Nessuna prova testimonia che i due si siano incontrati, né che lui si trovasse nei pressi della palestra.
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LA MANCANZA DI MOVENTE E DINAMICA
Il movente ipotizzato è di natura sessuale, ma:
- Yara non è stata violentata.
- È difficile credere che una tredicenne possa salire spontaneamente sul furgone di uno sconosciuto.
- A Bossetti non è mai stato contestato il reato di sequestro di persona, pur trattandosi – secondo la ricostruzione – di un rapimento in pieno giorno, in una zona trafficata.
LE TELECAMERE E L’USCITA DALLA PALESTRA
Un elemento inquietante riguarda le telecamere:
- Esiste un video che riprende l’ingresso di Yara nella palestra.
- Nessuna telecamera, però, l’ha ripresa uscire.
Questo ha portato a ipotizzare che possa essere morta all’interno della struttura o immediatamente nei dintorni.
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IL LUOGO DELLA MORTE: CAMPO O PALESTRA?
Alcune analisi suggeriscono che la ragazza possa essere stata rivestita dopo l’aggressione. Secondo la ricostruzione, il corpo è stato abbandonato ma non nudo, come accade in altri casi con movente sessuale. La domanda è: perché un aggressore che voleva abusarne avrebbe avuto la premura di rivestirla? Due le ipotesi:
- L’omicidio è avvenuto in palestra e qualcuno ha voluto coprire le apparenze.
- Il corpo è stato abbandonato ancora vivo, ipotesi sostenuta dall’accusa, che parla di ipotermia come causa della morte.
L’ORA DEL DECESSO E IL CONFLITTO TRA AUTOPSIA E TESTIMONIANZE
La prima autopsia parlava di morte entro un’ora dall’ultimo pasto, intorno alle 18:15. Tuttavia le amiche di Yara riferiscono di averla vista uscire alle 18:30, generando così una discrepanza che ha portato l’accusa a rivedere l’orario e a ipotizzare una morte successiva per ipotermia.
I CONFLITTI DI INTERESSE: IL CASO DEL COLONNELLO LAGO
Infine, uno spunto critico riguarda il ruolo del colonnello Lago, autore della perizia sul corpo di Yara e poi divenuto consulente della Procura. Una sovrapposizione di ruoli che secondo alcuni potrebbe ledere l’imparzialità richiesta in indagini di questo tipo.
CONCLUSIONI
A fronte della condanna definitiva di Massimo Bossetti all’ergastolo, continuano ad emergere dubbi strutturali su:
- la tenuta scientifica delle prove,
- la ricostruzione temporale e logistica,
- la gestione delle alternative investigative.
Alla luce di questi elementi, la richiesta di revisione del processo, rigettata finora, continua a essere sostenuta dalla difesa. L’opinione pubblica, profondamente divisa, resta in attesa di un’eventuale nuova fase istruttoria che possa finalmente chiarire se quella sentenza sia stata davvero emessa… oltre ogni ragionevole dubbio.