È stato finalmente siglato il nuovo contratto del comparto Sanità, una tappa fondamentale per il riconoscimento economico e professionale di circa 581mila operatori del sistema sanitario nazionale. La firma è arrivata presso la sede dell’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), a seguito di un lungo confronto tra le parti. Il contratto interessa una vasta platea di lavoratori, comprendente infermieri, ostetriche, tecnici sanitari, operatori socio-sanitari e personale amministrativo, tutti impegnati ogni giorno nella tenuta del sistema sanitario pubblico.
L’accordo prevede aumenti medi in busta paga compresi tra i 150 e i 172 euro mensili, in base ai profili professionali e alle anzianità di servizio. In totale, il governo ha stanziato 1,5 miliardi di euro per gli adeguamenti retributivi, cui si aggiungono ulteriori fondi – fino a raggiungere 1,7 miliardi complessivi – destinati a indennità specifiche per il personale del pronto soccorso e per il riconoscimento della specificità infermieristica. Quest’ultima voce rappresenta un importante traguardo per i professionisti che da anni chiedono un differente trattamento contrattuale rispetto ad altri comparti, in ragione delle loro responsabilità e del contesto lavorativo ad alta intensità emotiva e fisica.
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Dubbi per Cgil e Uil
La firma è stata accolta con soddisfazione da diverse sigle sindacali, ma non da tutte: Cgil e Uil hanno infatti deciso di non sottoscrivere il contratto, manifestando perplessità su alcuni punti critici, tra cui la distribuzione delle risorse e la parte normativa, che secondo loro non garantisce sufficientemente equità e valorizzazione del personale. Il loro mancato assenso potrebbe aprire nuove fasi di mobilitazione o rinegoziazione su singoli aspetti dell’accordo.
Nonostante ciò, la sottoscrizione del contratto rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento del valore del personale sanitario, soprattutto alla luce dei sacrifici fatti durante la pandemia da Covid-19. Si tratta di un atto concreto che va nella direzione di una maggiore tutela economica, professionale e sociale, anche in vista delle future sfide del sistema sanitario nazionale.
