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Fregene, Stefania ha cenato con la nuora, lei intanto cercava su Google come ucciderla

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Fregene (Roma) – Svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Stefania Camboni, la donna di 58 anni trovata senza vita nella propria abitazione di via Santa Teresa di Gallura. Con un provvedimento firmato dalla Procura di Civitavecchia, è stata fermata con l’accusa di omicidio aggravato Giada Crescenzi, 30 anni, convivente del figlio della vittima, con cui viveva da poco nella villetta teatro dell’efferato delitto.

L’accusa è pesante: omicidio aggravato dalla minorata difesa della vittima, colta nel sonno e impossibilitata a reagire, e dall’abuso del rapporto domestico e dell’ospitalità. La Procura ritiene che la donna abbia agito approfittando del legame familiare e del contesto di fiducia, all’interno di un’abitazione che, fino a poche settimane prima, era solo della vittima.

Le ultime ore della vittima: cena in famiglia e notte fatale

Secondo la ricostruzione degli investigatori, la sera prima del delitto, Stefania Camboni avrebbe cenato in casa con il figlio Francesco Violoni e con la compagna di lui, Giada Crescenzi. Dopo cena, l’uomo era uscito per recarsi al lavoro all’aeroporto di Fiumicino, lasciando in casa le due donne. La Crescenzi e la suocera si erano ritirate ciascuna nella propria stanza: camere collocate su piani diversi dell’abitazione.

All’alba del giorno seguente, alle 7:10, il figlio è rientrato. Ha trovato la porta d’ingresso spalancata, come pure l’inferriata esterna, segni che hanno immediatamente destato sospetti. La casa appariva in palese disordine. Ha chiesto alla fidanzata di controllare l’abitazione insieme, ma è stato lui stesso a scoprire il corpo della madre nella sua stanza, parzialmente coperto da cuscini, e ad avvisare le forze dell’ordine. I due si sono recati direttamente in caserma senza toccare nulla. Durante l’interrogatorio iniziale, Giada Crescenzi ha parlato genericamente di “dissapori” con la suocera, ma senza approfondire né spiegare la natura del conflitto.

Fregene, Stefania uccisa nel sonno con 15 coltellate. Arrestata nella notte la nuora. Scriveva: “Dormiamo anche a terra”

Le prove chiave: le ricerche online e la messa in scena

A incastrare Giada Crescenzi non sono solo le contraddizioni nei suoi racconti, ma anche le ricerche effettuate sul suo cellulare la sera prima dell’omicidio. Gli inquirenti hanno trovato frasi agghiaccianti, che secondo la Procura indicano una premeditazione: «Come togliere il sangue dal materasso», «Come avvelenare una persona». Dettagli che escludono l’impulso momentaneo e spostano l’accusa verso una lucida pianificazione.

A questo si aggiunge un presunto tentativo di depistaggio: l’auto della vittima, abitualmente parcheggiata nel vialetto della casa, è stata ritrovata a circa 150 metri di distanza, in via Agropoli, con il finestrino lato guida abbassato e in posizione anomala. Gli investigatori ipotizzano che la donna abbia spostato l’auto volontariamente per far pensare a una fuga improvvisa della vittima o a una rapina. Anche l’interno della casa presenta elementi sospetti: cassetti aperti, oggetti sparsi, ma nessuna effrazione e nessun furto. Il tutto rafforza l’ipotesi che il disordine sia stato creato ad arte per inscenare una rapina finita nel sangue.

La posizione della Procura

Alla luce di questi elementi – le incongruenze, le ricerche su Google, la messinscena, e la dinamica dell’aggressione – la Procura ha disposto il fermo per omicidio volontario aggravato. Nelle prossime ore sarà conferito l’incarico per l’autopsia sul corpo di Stefania Camboni, per accertare con precisione modalità e orario della morte. Nel frattempo, domani è prevista l’udienza di convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari. La Procura ha già preannunciato che chiederà la custodia cautelare in carcere per Giada Crescenzi, ritenendola socialmente pericolosa e in grado di inquinare le prove.

Il movente: liti, convivenza difficile e questioni economiche

Restano da chiarire i motivi reali del gesto. Al momento, l’ipotesi più accreditata è quella di tensioni familiari legate alla convivenza e a possibili questioni patrimoniali. Giada e Francesco erano tornati a vivere con la madre da poco tempo, in un clima non facile. Qualche settimana prima del delitto, la donna aveva pubblicato su Facebook un annuncio alla ricerca urgente di una casa: “Stiamo in una situazione critica. Dormiamo anche per terra, non ci interessa nulla.” Segnali di frustrazione e instabilità, che ora assumono un peso specifico ben più grave.

In attesa dell’autopsia e degli sviluppi giudiziari

I prossimi passi dell’indagine saranno cruciali. L’autopsia potrà chiarire se la vittima sia stata soffocata oltre che accoltellata, o se siano presenti segni compatibili con l’uso di sostanze sedative, altro elemento compatibile con l’ipotesi di premeditazione. Intanto, il paese di Fregene è sotto choc per un omicidio maturato in un contesto domestico, tra quattro mura che avrebbero dovuto offrire rifugio, non diventare teatro di morte.

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