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Garlasco, La mamma delle gemelle chiamò Chiara prima che morisse cercando il Fratello, ma aveva le chiavi perchè lui era partito

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Perché la zia di Chiara Poggi, sorella del padre e madre delle gemelle Cappa, telefonò proprio quella sera — il 12 agosto 2007 — per cercare il fratello, pur sapendo che lui e la moglie erano in vacanza, in Alto Adige, e le avevano lasciato le chiavi di casa proprio per innaffiare le piante?

Questi sono i punti chiave del dubbio:

  1. Sapeva dell’assenza: secondo quanto riferito nella stessa intervista al Corriere della Sera, Giuseppe Poggi aveva lasciato le chiavi alla sorella, quindi era perfettamente a conoscenza della loro partenza.
  2. Chiamata non casuale: la telefonata arriva proprio la sera prima del delitto. Chiara risponde, ed è una delle ultime persone con cui parla.
  3. Motivo apparente della chiamata: cercare Giuseppe, ma se si sapeva che non era a casa, perché farlo?
  4. Contenuto del dialogo: secondo il padre di Chiara, la zia avrebbe chiesto se Chiara fosse tranquilla o preoccupata per il fatto di essere sola. Chiara avrebbe risposto: “Sto bene, non ho paura”. Una frase che oggi suona profondamente inquietante.

Possibili ipotesi (nessuna delle quali può essere data per certa):

  • Coincidenza reale: è possibile che si trattasse semplicemente di una chiamata distratta, fatta senza pensare, dimenticando che il fratello fosse via.
  • Altri motivi non detti: potrebbe esserci stato un motivo non esplicitato per contattare Chiara — non necessariamente collegato al delitto, ma magari a questioni familiari riservate.
  • Movente o conoscenza di dinamiche complesse: la madre delle gemelle Cappa era una figura vicina sia ai Poggi sia al contesto di Garlasco. In molte narrazioni parallele al processo ufficiale, il nome delle gemelle e delle rispettive famiglie torna come elemento ricorrente, soprattutto nelle teorie alternative a quella che vede Alberto Stasi come unico colpevole.

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Conclusione

Quella telefonata resta un dettaglio sospetto, o quantomeno enigmatico, anche a distanza di anni. Se effettivamente la zia sapeva che il fratello era in vacanza, perché cercarlo? E perché proprio quella sera? Il fatto che questa anomalia emerga in un’intervista spontanea fatta proprio al papà di Chiara nel 2008, non sollecitata da un interrogatorio, la rende ancora più interessante: non è una circostanza emersa sotto pressione, ma riferita direttamente dal padre della vittima.

In un caso in cui ancora oggi permangono zone d’ombra e percezioni di incompletezza nelle indagini, anche questo tipo di incongruenza meriterebbe di essere approfondita, o quanto meno registrata come anomalia cronologica e narrativa.

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