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Gemelline Schepp, arriva la confessione choc: Sono vive ma non si chiamano più Alessia e Livia, ho falsificato i documenti

gemelline gemelline

Potrebbero non essere mai morte Alessia e Livia Schepp, le gemelline svizzere scomparse nel gennaio 2011. A rilanciare la speranza è una testimonianza inedita, riportata da Nuova Società, che accende nuovamente i riflettori su uno dei casi più drammatici e misteriosi degli ultimi anni. Un uomo, la cui identità al momento rimane riservata, ha contattato gli inquirenti affermando di avere un ruolo diretto in quella che potrebbe essere stata una fuga organizzata e non un tragico doppio infanticidio, come ipotizzato fino ad ora.

“Ho falsificato i passaporti”: la rivelazione

Il testimone ha dichiarato in una lettera di essere stato impiegato presso una tipografia incaricata di stampare documenti falsi per le bambine. “Le gemelle sono vive”, avrebbe scritto nella missiva inviata agli investigatori. Una rivelazione scioccante, che, se confermata, ribalterebbe completamente la narrazione consolidata del caso. Resta però da verificare l’attendibilità della fonte e soprattutto la reale esistenza di quei documenti falsificati, dato che l’uomo – Matthias Schepp, il padre delle bambine – si è sempre mosso con mezzi e percorsi che non richiedevano passaporti extra o clandestinità.

Gemelline Schepp, la svolta. Una lettera riapre le indagini: Sono vive, ecco dove si trovano

La pista sudamericana: ipotesi rilanciata

Se i passaporti falsi esistessero davvero, tornerebbe prepotentemente alla ribalta una delle prime piste ipotizzate e poi abbandonate: quella del trasferimento in Sudamerica. Secondo questa tesi, Matthias Schepp – devastato dalla separazione con la moglie Irina Lucidi e deciso a togliersi la vita – avrebbe preferito mettere le figlie in salvo affidandole a conoscenti o persone fidate oltre oceano, lontano dal suo dramma personale. Ma chi avrebbe potuto accoglierle? A oggi, nessuna risposta concreta, ma gli inquirenti starebbero valutando con rinnovato interesse tale ipotesi.

La cronologia: un viaggio verso il mistero

Il 29 gennaio 2011, Matthias Schepp, 44 anni, prende con sé Alessia e Livia per trascorrere un weekend insieme. Le bambine vivono con la madre a Saint Sulpice, in Svizzera. Domenica 30, invia un messaggio alla ex moglie: promette che accompagnerà le figlie a scuola il giorno dopo. Ma non lo fa. Inizia un viaggio senza ritorno: parte con le gemelle in direzione Marsiglia, dove il 31 gennaio invia una cartolina alla moglie scrivendole che non riesce a vivere senza di lei. Preleva 7.500 euro in contanti e si imbarca, la sera stessa, sul traghetto per Propriano, in Corsica.

La mattina del 1° febbraio, padre e figlie vengono visti da una testimone, viva e attendibile, proprio in Corsica. Poco dopo, Matthias si sposta verso nord-est dell’isola e da Bastia si imbarca, stavolta da solo, su un traghetto per Tolone. Da lì, rientra in Italia. L’auto di Schepp viene registrata alla frontiera di Ventimiglia il 2 febbraio. Nei giorni successivi è avvistato a Vietri e infine a Cerignola, dove si toglie la vita gettandosi sotto un treno l’8 febbraio. Nessuna traccia delle bambine da quel momento in poi.

Il mistero continua

Per anni le autorità hanno lavorato sull’ipotesi che Matthias Schepp abbia ucciso le figlie e fatto sparire i corpi, probabilmente prima di lasciare la Corsica. Eppure, nonostante gli sforzi investigativi in Francia, Svizzera e Italia, nessuna prova concreta della morte delle bambine è mai stata trovata. Nessun corpo, nessun indizio certo. Solo il vuoto.

Con questa nuova testimonianza, la Procura potrebbe valutare la riapertura del caso. La madre delle gemelline, Irina Lucidi, non ha mai smesso di cercare le sue figlie, mantenendo attivo un sito web e un canale di contatto per eventuali segnalazioni. Oggi, dopo più di tredici anni, forse si riaccende una speranza. E con essa, la possibilità che Alessia e Livia siano da qualche parte, vive. E ancora in attesa di essere ritrovate.

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