GARLASCO – La famiglia di Chiara Poggi, la 26enne uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, prende posizione pubblica contro quella che definisce una “campagna diffamatoria” che – a quasi 18 anni dal delitto – colpisce non solo loro, ma anche la memoria stessa della figlia. A parlare, con una nota congiunta, sono i legali Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, che assistono i genitori Giuseppe Poggi e Rita Preda, e il fratello Marco.
La replica dopo Le Iene: “Dichiarazioni false rilanciate in tv”
Nel mirino della famiglia, in particolare, l’ultima puntata del programma televisivo Le Iene, che ha rilanciato l’ipotesi – mai comprovata – di una presunta relazione sentimentale della giovane con un uomo adulto del paese, basandosi su dichiarazioni di un testimone oggi deceduto. “Dichiarazioni – sottolineano i legali – già all’epoca ritenute del tutto false”. Il riferimento è alle ricostruzioni parallele riemerse dopo la riapertura delle indagini da parte della Procura di Pavia, che ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio per omicidio in concorso, pur in assenza – al momento – di nuovi elementi concreti resi pubblici.
I legali: “Inaccettabile sovrapposizione tra notizie e fiction”
Tizzoni e Compagna denunciano una crescente “sovrapposizione fra fughe di notizie e ricostruzioni romanzesche”, che – a loro dire – avrebbe alimentato un clima mediatico tossico e lesivo: “La diffusione incontrollata di insinuazioni, in totale dispregio della realtà dei fatti, offende il rispetto dovuto ad ogni persona coinvolta. La famiglia Poggi si riserva di intraprendere azioni giudiziarie a tutela della memoria di Chiara”.
Anche la famiglia Cappa valuta iniziative legali
A farsi sentire, in parallelo, è anche la famiglia Cappa, imparentata con Chiara e da mesi al centro di attenzioni mediatiche e illazioni infondate, secondo la loro versione. Attraverso gli avvocati Gabriele Casartelli e Antonio Marino, i Cappa denunciano: “Una sequela di pseudo-informazioni sempre più assurde e incontrollate, veicolate da stampa e social media. Si tratta di un comportamento illecito che non sarà più tollerato”. Anche in questo caso, si preannunciano azioni legali a tutela della reputazione familiare, già minata da campagne social e reportage che i Cappa definiscono «privi di fondamento e dannosi per la serenità personale».
Una vicenda giudiziaria che non smette di dividere
Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015 a 16 anni di reclusione, il delitto di Chiara Poggi sembrava aver trovato un colpevole. Ma le piste alternative – rilanciate negli ultimi mesi anche grazie all’eco mediatica di inchieste come quelle de Le Iene – mantengono vivo il dibattito. E, con esso, le tensioni tra famiglie, inquirenti, opinione pubblica e organi di informazione.
Mentre la Procura di Pavia continua a lavorare nel massimo riserbo sulla nuova indagine, le famiglie chiedono rispetto, e la giustizia – quella mediatica e quella dei tribunali – sembra non avere ancora scritto l’ultima parola.