Veleni fuori dal Conclave: accuse e manovre intorno al nuovo Papa Leone XIV e al cardinale Grech
ROMA – Le porte della Cappella Sistina si erano appena chiuse con il tradizionale “extra omnes”, ma le manovre e i veleni sul futuro della Chiesa cattolica hanno continuato a circolare fuori dalle mura vaticane. Al centro delle indiscrezioni, dei sospetti e dei dossier informali che hanno accompagnato i giorni del Conclave ci sono due figure di spicco: il cardinale americano Robert Francis Prevost, oggi diventato Papa Leone XIV, e il maltese Mario Grech, entrambi considerati papabili e vicini alla linea riformatrice di Papa Francesco.
Due candidati “bergogliani” nel mirino
Prevost e Grech sono stati entrambi creati cardinali da Jorge Mario Bergoglio e accomunati, seppur con sfumature diverse, da una visione ecclesiale in continuità con il pontificato precedente, in particolare sul tema della sinodalità e di una pastorale inclusiva. Prevost, agostiniano e originario di Chicago, è noto per un approccio più cauto su temi sensibili come la comunità LGBTQ+ rispetto a Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Ma entrambi, nel periodo che ha preceduto l’elezione, sono finiti al centro di polemiche per presunte coperture di casi di abusi su minori.
Le accuse contro Leone XIV
Le contestazioni più gravi mosse contro Prevost emergono da ambienti ultratradizionalisti e da siti esteri che, alla vigilia del Conclave, hanno rispolverato presunte denunce risalenti agli anni in cui era superiore provinciale degli Agostiniani (2006–2010). Secondo tali fonti, tre donne lo avrebbero accusato di aver ignorato o insabbiato denunce contro due sacerdoti sospettati di abusi sessuali. Sebbene tali vicende non siano mai sfociate in un processo canonico o civile noto, sarebbero comunque state oggetto di attenzione anche in ambienti vaticani.
Nonostante ciò, Prevost è stato nominato nel 2023 alla guida del Dicastero per i Vescovi, una posizione chiave nella Curia romana e considerata da molti osservatori un trampolino per il papato. Prevost inoltre avrebbe trasferito un prete accusato di abusi, in una chiesa dei una scuola cattolica sollevando preoccuazioni tra insegnanti e genitori.
Il caso Grech e l’inchiesta televisiva
Per quanto riguarda il cardinale Mario Grech, le accuse si fondano su un’inchiesta del programma Fuori dal Coro di Rete 4, che avrebbe fatto luce su una lista di sacerdoti accusati di pedofilia che non sarebbero stati allontanati dal ministero nonostante gravi segnalazioni. Un caso in particolare, in territorio maltese, vedrebbe coinvolto un prete ritenuto colpevole anche dalla Santa Sede. Grech avrebbe però scelto di non intervenire con misure drastiche, limitandosi a dire: «Li terrò d’occhio». Il programma avrebbe anche mostrato documenti che proverebbero l’effettiva conoscenza da parte del cardinale dei fatti contestati.
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Una ferita ancora aperta
Il portavoce vaticano Matteo Bruni, commentando queste tensioni, ha definito la piaga degli abusi nella Chiesa una «ferita aperta». È noto che il tema è stato al centro delle Congregazioni generali pre-Conclave, dove i cardinali elettori hanno discusso a lungo della necessità di una riforma trasparente e definitiva in materia di prevenzione, giustizia e responsabilità.
Il nuovo Papa, Leone XIV, eredita dunque una questione che, da decenni, mina la credibilità dell’istituzione ecclesiale. La gestione di queste accuse, vere o strumentalizzate che siano, sarà uno dei primi banchi di prova del nuovo pontificato. Un’epoca, la sua, che si annuncia già sotto il segno della continuità con Francesco, ma anche del confronto con vecchie e nuove ombre che la Chiesa dovrà affrontare, questa volta senza ambiguità.