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Liliana Resinovich, non è morta per aggressione ma per morte asfittica in spazio confinato. Il ricorso in Cassazione

Liliana Resinovich 2 Liliana Resinovich 2

Si riaccendono i riflettori sull’inchiesta legata alla misteriosa morte di Liliana Resinovich, scomparsa nel dicembre 2021 e ritrovata morta in circostanze mai chiarite. Sebastiano Visintin, marito della donna, è attualmente l’unico indagato per omicidio. Proprio oggi, martedì 8 luglio, si terrà a Trieste l’incidente probatorio fissato dal giudice per le indagini preliminari Flavia Mangiante, che ha dato incarico ai periti di procedere con accertamenti genetici, merceologici e dattiloscopici. Tuttavia, la difesa di Visintin ha deciso di impugnare l’ordinanza in Cassazione, chiedendo che sia disposta anche una perizia medico-legale super partes, ritenuta fondamentale per far luce sulle cause della morte.

Il ricorso in Cassazione

Gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, legali di Visintin, hanno depositato ieri, lunedì 7 luglio, un ricorso formale contro la decisione del gip, che ha rigettato la loro richiesta di perizia medico-legale. Secondo i legali, le perizie già disponibili sono in netto contrasto tra loro e quindi non affidabili come base univoca per il processo. “Le consulenze attualmente agli atti presentano evidenti discrasie scientifiche”, ha dichiarato l’avvocato Paolo Bevilacqua. “È per questo che chiediamo che su quei punti di disaccordo si esprima un collegio di periti nominati dal giudice”. Secondo la difesa, l’accertamento in corso rappresenta un passaggio preliminare fondamentale per l’eventuale rinvio a giudizio e dunque non può prescindere da un chiarimento sul profilo medico-legale della vicenda.

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Due perizie, due verità

Il nodo centrale del caso resta infatti la dinamica del decesso. Le due perizie medico-legali redatte finora giungono a conclusioni profondamente diverse: La prima, firmata dai consulenti Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, parla di morte asfittica in spazio confinato, ipotizzando una “plastic bag suffocation” (asfissia causata da un sacchetto di plastica), senza elementi certi di intervento di terzi. La seconda, commissionata dal pubblico ministero e redatta dal team guidato da Cristina Cattaneo (Labanof, Università di Milano), esclude il suicidio e ipotizza invece che Liliana sia stata soffocata da un aggressore dopo un’aggressione, supportando così l’ipotesi di omicidio.

La battaglia giudiziaria continua

Con il nuovo incidente probatorio in corso oggi, il caso entra in una fase cruciale. Le nuove analisi ordinate dal gip riguardano reperti biologici e materiali trovati accanto al cadavere, ma non approfondiscono ulteriormente la questione del meccanismo della morte, che la difesa considera il vero punto irrisolto dell’intera vicenda. La decisione della Corte di Cassazione sul ricorso presentato potrebbe cambiare le carte in tavola, aprendo a un ulteriore esame autoptico o a una valutazione integrata da un nuovo collegio peritale.

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