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Maddie McCann, dopo 18 anni la confessione choc: “L’ho rapita io, cercavo soldi e ho trovato lei. Ecco che fine ha fatto”

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Caso Maddie McCann: si riapre il “cold case” più famoso d’Europa. Ricerche, confessioni e nuove prove sul sospettato Christian Brueckner

A 17 anni dalla scomparsa di Madeleine McCann, il “cold case” che ha segnato una generazione torna prepotentemente al centro della cronaca. Le autorità portoghesi hanno dato nuovo impulso alle indagini su richiesta degli inquirenti tedeschi, convinti di essere vicini a una possibile svolta. Le ricerche si sono riattivate lunedì 3 giugno nei dintorni di Lagos, nell’Algarve, zona già ispezionata per l’80% in passato ma che torna ora al vaglio con strumenti e obiettivi rinnovati: trovare tracce della bambina, o conferme che possano reggere in sede giudiziaria.

Il sospetto che non è mai stato incriminato

Il nuovo fronte investigativo punta tutto su Christian Brueckner, 47 anni, cittadino tedesco, attualmente in carcere per stupro, ma mai formalmente accusato della scomparsa della piccola Maddie. All’epoca del sequestro, nel maggio 2007, viveva nelle vicinanze del resort di Praia da Luz, dove la famiglia McCann era in vacanza. Un cellulare a lui intestato risultò agganciato proprio nei pressi dell’alloggio la sera della sparizione.

Brueckner, condannato in Germania per lo stupro di una turista americana di 72 anni nel 2005 sempre a Praia da Luz, è stato assolto nell’ottobre 2024 in un processo per altre violenze sessuali avvenute in Portogallo. Ma il sospetto che sia stato lui a rapire e uccidere Madeleine resta vivo e, anzi, sembra rafforzarsi con nuovi indizi e inquietanti testimonianze.

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La confessione shock in cella

Un ex compagno di cella di Brueckner, Laurentiu Codin, ha rilasciato una dichiarazione che potrebbe cambiare le carte in tavola. Secondo quanto raccontato in un’aula del tribunale di Braunschweig, Brueckner gli avrebbe confessato il rapimento della bambina. Avrebbe parlato della possibilità di “seppellire ossa senza lasciare tracce di DNA”, del furto in una casa con una finestra aperta, della presenza di una bambina e della decisione di portarla via. “Mi ha detto che l’ha presa e si è dileguato in auto prima dell’arrivo della polizia”, ha rivelato Codin, specificando che Brueckner si fidava di lui perché lo credeva, erroneamente, un pedofilo.

Le nuove prove trovate in un capannone

Ma non è tutto. Secondo quanto rivelato dal The Sun e ripreso dai media portoghesi, in un capannone abbandonato di proprietà di Brueckner, acquistato nel 2008 per 20.000 sterline, è stato ritrovato un hard disk contenente immagini definite “malate” dalle autorità. Si tratterebbe di materiale pornografico infantile, oltre a maschere, sostanze chimiche, armi, vestiti da bambino e giocattoli, che rafforzerebbero l’ipotesi dell’ossessione di Brueckner per i minori.

Secondo la polizia, il contenuto dell’hard disk potrebbe costituire una prova chiave per dimostrare non solo la pericolosità del soggetto, ma anche il movente e il contesto del presunto sequestro.

Un’indagine che sfida il tempo

La scomparsa di Madeleine McCann ha avuto un impatto mondiale: una campagna internazionale, milioni di euro investiti, innumerevoli piste e sospettati, ma nessuna verità certa. Oggi, a quasi due decenni dai fatti, la speranza di risposte riemerge dalle ceneri delle tante ipotesi irrisolte.

Il caso è ancora formalmente aperto in tre Paesi – Regno Unito, Portogallo e Germania – e, se le prove raccolte in questi giorni dovessero risultare consistenti, si potrebbe finalmente avvicinare una svolta storica. Ma il tempo stringe: Brueckner potrebbe uscire di prigione già a settembre, e il rischio è che l’unico sospettato concreto possa svanire nel nulla, proprio come Maddie quella maledetta notte del 3 maggio 2007.

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