AFRAGOLA (Napoli) – Martina Carbonaro non è morta all’istante, ma al termine di un’agonia segnata dalla sofferenza. È quanto emerge dai risultati preliminari dell’autopsia eseguita martedì 3 giugno sul corpo della 14enne, uccisa lo scorso 28 maggio dall’ex fidanzato Alessio Tucci, 19 anni, reo confesso del delitto avvenuto in un casolare abbandonato alla periferia di Afragola.
I risultati dell’esame autoptico
L’esame è stato condotto presso l’ospedale San Giuliano di Giugliano in Campania dalla dottoressa Raffaella Salvarezza, incaricata dalla Procura di Napoli Nord. Dalle analisi è emersa una vasta frattura cranica con emorragia e quattro ferite principali, localizzate sia sulla parte frontale che su quella posteriore del cranio. Sul collo sono state inoltre riscontrate lesioni compatibili con un tentativo di strangolamento.
Gli esiti confermano che Martina ha sofferto prima di morire, respingendo definitivamente l’ipotesi di una morte rapida. Un dettaglio che aggrava, se possibile, la brutalità dell’omicidio.
Le parti coinvolte e i prossimi passi
Come consulenti di parte per la famiglia Carbonaro, l’avvocato Sergio Pisani ha nominato i medici legali Pietro Tarsitano e Omero Pinto. Per la difesa dell’indagato, l’avvocato Mario Mangazzo ha scelto il dottor Antonio Palmieri.
Oltre all’autopsia, sono stati disposti accertamenti istologici e tossicologici, che saranno utili per completare il quadro medico-legale e stabilire con esattezza tempi e dinamiche dell’agonia.
La salma di Martina sarà ora restituita alla famiglia per la celebrazione dei funerali, mentre la Procura prosegue le indagini per definire tutte le responsabilità e circostanze di un delitto che ha sconvolto l’intero Paese.