Il femminicidio di Martina Carbonaro, 14 anni, ha lasciato sgomenta una comunità intera e ha riaperto con drammatica urgenza il dibattito sulla violenza di genere tra i più giovani.
Chi era Martina
Martina era una ragazza come tante: allegra, spensierata, con tanti sogni davanti. Viveva ad Afragola, nel napoletano, ed era amata da amici e familiari. Frequentava la scuola, aveva passioni, una famiglia presente, e usava i social come diario della sua adolescenza. Le sue foto, i sorrisi, i piccoli gesti di vita quotidiana oggi assumono un valore struggente, testimonianza di una normalità brutalmente spezzata.
Il rapporto con l’ex fidanzato
Da tempo aveva una relazione con Alessio Tucci, 19 anni. Un legame nato probabilmente in un contesto affettivo giovanile, ma che negli ultimi tempi sembrava essersi incrinato. Martina avrebbe voluto chiudere la relazione, e proprio questo rifiuto, secondo quanto emerso dalla confessione dell’ex fidanzato, è ciò che avrebbe scatenato la tragedia. Alessio non avrebbe accettato la fine del rapporto, trasformando la gelosia e il possesso in violenza cieca.
Il giorno della scomparsa
Il 27 maggio Martina esce di casa dicendo alla madre che sarebbe andata con un’amica a mangiare uno yogurt. In realtà, aveva un incontro con Alessio. Da quel momento, il silenzio. Nessun messaggio, nessun rientro a casa. La madre, allarmata, sporge denuncia alle 6 del mattino successivo.
Il ritrovamento del corpo e la confessione
Le indagini dei carabinieri, condotte senza sosta, hanno portato alla tragica scoperta: il corpo di Martina è stato ritrovato nascosto sotto un materasso nell’ex alloggio del custode del campo sportivo “Moccia”, a pochi passi dal centro cittadino. A condurre gli investigatori in quella direzione sono stati elementi raccolti attraverso le telecamere e le incongruenze nei racconti di Alessio. Durante l’interrogatorio, il giovane ha confessato: ha detto di aver colpito Martina con violenza, uccidendola, e poi di aver nascosto il corpo. È ora accusato di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.
Chi è Alessio Tucci
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Alessio Tucci avrebbe ucciso Martina al termine di un confronto, dopo che lei gli aveva ribadito la volontà di lasciarlo. I due. muratore lui e studentessa lei, avevano una relazione da tempo, nonostante la notevole differenza d’età – 14 e 19 anni – e secondo alcune fonti lei vi aveva messo fine da due settimane. Martina aveva smesso di pubblicare contenuti sui social, forse già segno di una rottura in corso.
L’ultimo video su TikTok
A rivelare il malessere latente di Alessio Tucci per quella relazione finita è anche un ultimo post sul suo profilo TikTok. Nel video, le immagini della Napoli in festa per lo scudetto, e sotto un commento di un utente: «La mia ex mi ha lasciato 3 giorni prima della partita e già mi manca». Alessio risponde con una frase che, riletta oggi, ha un peso enorme: «Capisco…». Secondo quanto ricostruito, Martina gli aveva chiesto di chiudere la relazione. Non voleva più andare avanti, voleva voltare pagina. Si erano dati appuntamento per un ultimo chiarimento, che però si è trasformato in un incontro fatale. Un addio che Alessio non ha saputo accettare, e che – stando alla confessione – ha trasformato in un femminicidio.
La confessione
La svolta nelle indagini è arrivata grazie alla raccolta delle immagini di videosorveglianza, alle testimonianze e alla pressione investigativa. Alessio Tucci, convocato in caserma, ha confessato di avere ucciso la ex fidanzata e aver nascosto il corpo. A farlo crollare, un video che immortala Martina Carbonaro nei pressi del campo sportivo Moccia. La Procura di Napoli Nord, guidata dalla procuratrice facente funzioni Anna Maria Lucchetta, ha parlato di «un’incessante attività d’indagine» che ha permesso di ricostruire gli ultimi movimenti della vittima e identificare l’autore del crimine. La confessione ha confermato i timori più terribili: Martina è stata uccisa perché voleva dire basta.
Una ferita aperta e un’urgenza collettiva
Il caso di Martina Carbonaro non è solo una tragedia privata. È il sintomo allarmante di una cultura del possesso, della mancanza di educazione all’affettività e al rispetto, che coinvolge anche fasce d’età sempre più giovani. Serve interrogarsi a fondo sulle responsabilità di tutti: famiglie, scuole, istituzioni, media, affinché episodi simili non si ripetano. Martina non è solo un nome: è un grido che chiede giustizia e una riflessione collettiva sul futuro dei nostri figli e sul mondo che stiamo costruendo attorno a loro.