La tragedia di Simona Cinà, la 21enne trovata morta sul fondo di una piscina durante una festa di laurea a Bagheria, continua a suscitare dolore e domande. In queste ore, ha parlato Francesca Evola, una delle sue amiche più strette, che con lei aveva condiviso le ultime ore prima della tragedia. Il suo racconto, toccante e lucido, getta una luce intensa su quella sera e sul legame che univa le due ragazze.
Il dolore dell’amica: «Mi tormenta non esserle stata accanto fino alla fine»
Francesca, 20 anni, non riesce a darsi pace. «Mi tormenta il rimorso di non essere stata con lei fino all’ultimo», confessa in lacrime, parlando con la Repubblica. L’ultima notte che hanno vissuto insieme è ormai impressa nella sua memoria come un film che continua a riavvolgersi, senza trovare un finale diverso.
Le ultime ore insieme: «Ci siamo divertite come matte»
Il racconto di Francesca inizia da prima della festa: le due amiche si erano allenate con la loro squadra e poi erano uscite a mangiare una pizza con il gruppo sportivo della Gala Sport Academy, di cui facevano parte. Una serata semplice, felice. Poi la festa in villa, con musica, piscina e tanti amici. «Abbiamo giocato a palla in acqua, riso, scherzato. Simona mi ha detto di buttarci in piscina con i vestiti, molti avevano il cocktail in mano mentre si tuffavano. Era tutto normale, un divertimento sano», racconta Francesca, sottolineando che sì, hanno bevuto, ma senza eccessi.
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L’ultima frase di Simona
Erano circa le 3:20 del mattino quando Francesca ha deciso di lasciare la festa. Prima di andare via, ha salutato l’amica: «Le ho detto che andavo e lei mi ha risposto: “Va bene, tranquilla. Domani scendiamo a giocare al campo”». Parole che sembravano banali e quotidiane. Ma quel “domani” non è mai arrivato.
Il risveglio nell’incubo
La mattina dopo, Francesca è stata svegliata dalla madre. «Mi ha chiesto cosa fosse successo la sera prima. Quando ho capito che Simona non c’era più, non potevo crederci. Ancora oggi mi sembra tutto un incubo». Un dolore che si unisce alla colpa che sente per averla lasciata da sola, anche se non aveva alcun motivo di preoccuparsi.
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«La piscina era bassa, stava benissimo»
Francesca rifiuta con fermezza l’ipotesi dell’annegamento per incapacità: «La piscina era bassa, toccavamo entrambe. Simona era bravissima in acqua, sapeva nuotare benissimo. Non è possibile che sia morta annegata così, senza alcuna causa apparente». A suo dire, nulla nel comportamento dell’amica faceva presagire un malore, una crisi o un pericolo imminente. «Stava benissimo, era felice. Non aveva bevuto troppo. Non ho notato nulla di strano».
Ancora troppi misteri
Il racconto di Francesca aggiunge un nuovo tassello a una vicenda già piena di interrogativi. La famiglia di Simona continua a chiedere chiarezza. L’autopsia è stata disposta dalla Procura e sarà fondamentale per comprendere le reali cause del decesso. Intanto, testimonianze come quella di Francesca aiutano a ricostruire le ultime ore della giovane atleta, una ragazza piena di vita, che sapeva nuotare, faceva sport, amava ridere e stare con gli amici. Una tragedia che ha sconvolto una comunità intera, e che ora chiede solo una cosa: verità.
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