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Umberto Efeso confessa l’omicidio della moglie: Colpa dei miei figli, io l’amavo. Devono piangere amaro

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È stata convalidata l’arresto di Umberto Efeso, l’autista di 57 anni che il 14 agosto ha ucciso la moglie separata, Tiziana Vinci, con tre colpi di coltello. La tragedia si è consumata nella villa dell’imprenditore Alessandro Laghezza, titolare di una nota azienda di logistica, presso cui la donna lavorava come colf. Secondo la ricostruzione, Efeso si è presentato nel luogo di lavoro della ex compagna e, dopo un breve scambio di parole, l’ha colpita con violenza. La scena è stata vista da una collega di Vinci, che ha poi raccontato tutto agli inquirenti.

I messaggi dopo l’omicidio

Subito dopo il delitto, l’uomo ha inviato due messaggi vocali. Nel primo, diretto proprio a Laghezza, ha chiesto perdono ma ha accusato i figli di aver messo la madre contro di lui. “Ora devono piangere amaro. Loro l’hanno ammazzata, io l’amavo mia moglie”, ha detto. In un secondo messaggio, inviato a un amico, ha confermato di aver ucciso la donna, ribadendo ancora la colpa dei figli.

La convalida dell’arresto

Il 18 agosto il gip della Spezia ha convalidato l’arresto per omicidio volontario pluriaggravato, con premeditazione e vincolo coniugale. Dalle parole della testimone emerge che Efeso, subito dopo la prima coltellata, ha gridato alla donna: “Non dovevi mettermi contro i figli”. In carcere l’uomo ha tentato una difesa debole, affermando: “Volevo solo parlare con lei, poi non so cosa ho fatto”.

La vita sotto minaccia

La morte di Tiziana non ha sorpreso chi le era vicino. La donna viveva da mesi nel terrore, seguita e minacciata dal marito separato. Frasi come “Ti taglio la testa” o “Farai una brutta fine” erano diventate purtroppo parte della sua vita quotidiana. Ad aprile la coppia si era lasciata, e a giugno, dopo altre minacce, era scattata la misura cautelare del braccialetto elettronico. Nonostante ciò, Efeso ha continuato a controllare e spiare la moglie.

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Il braccialetto elettronico non ha funzionato

La tragedia porta alla luce anche le falle del sistema di tutela. Il braccialetto elettronico applicato a Efeso aveva già mostrato segni di malfunzionamento. Dopo aver compiuto il delitto, l’uomo se ne è liberato durante la fuga, gettandolo via prima di costituirsi alla caserma dei carabinieri di Ceparana.

La famiglia e il dolore dei figli

La coppia aveva sei figli, tutti adulti, che da tempo vivevano la paura per le minacce del padre. Proprio loro avevano più volte chiesto protezione per la madre. Oggi restano senza una figura di riferimento, travolti da un dolore che si somma alla rabbia per non aver visto prevenuta una tragedia annunciata.

Una tragedia che interroga tutti

Il femminicidio di Tiziana Vinci apre ancora una volta il tema della sicurezza per le donne che vivono sotto violenza domestica. Amici e conoscenti parlano di una donna solare, che nonostante il clima di paura non aveva mai smesso di lavorare e prendersi cura della sua famiglia. Ora la comunità della Spezia è scossa, mentre la giustizia dovrà chiarire le responsabilità e colmare le falle che hanno permesso a Efeso di agire indisturbato.

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