Una tragedia che ha sconvolto Settala, piccolo centro alle porte di Milano, e che si è consumata in pochi attimi sabato sera, 3 maggio. Una madre, Amina, è stata brutalmente uccisa in casa, accoltellata davanti alla figlia di soli dieci anni. È stata proprio la bambina, in preda al panico, a trovare il coraggio di chiamare il 118, dando così l’allarme che ha portato all’arresto del padre, un uomo di 50 anni, attualmente in carcere.
L’intervento dei carabinieri e la scena dell’orrore
Quando i soccorsi sono arrivati nell’appartamento al terzo piano di una palazzina in via Cerca, la piccola era ancora sulle scale, sotto shock, con gli abiti sporchi di sangue. «Mio padre ha ucciso la mamma con un coltello da cucina», ha ripetuto più volte ai carabinieri. Nella camera da letto, il corpo della madre in pigiama giaceva ormai senza vita: quindici coltellate, due delle quali mortali, secondo i primi riscontri.
Il grido disperato e la chiamata spezzata
Un vicino ha raccontato di aver sentito, poco prima, le urla strazianti della bambina: «Papà, no!». Un grido che ha anticipato la drammatica telefonata al 118, interrotta bruscamente. L’uomo, secondo quanto ricostruito, avrebbe strappato il telefono di mano alla figlia e insultato l’operatrice, prima di chiudere la chiamata.
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Una storia di violenza che durava da tempo
Non si è trattato di un gesto isolato. Il femminicidio, infatti, sarebbe l’esito estremo di una lunga spirale di violenza domestica. Amina aveva denunciato il marito già nel novembre del 2022, segnalando aggressioni e continue vessazioni. I servizi sociali avevano anche proposto due volte di trasferirla in una casa protetta con la bambina, ma lei aveva sempre rifiutato, forse sperando in un cambiamento. Testimonianze di vicini parlano di liti ricorrenti: «Ogni sabato si sentiva la bambina urlare “Basta!”».
Il matrimonio forzato e la gelosia per il patrimonio
Durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, l’uomo ha ammesso le sue responsabilità, pur cercando una giustificazione: ha parlato di un matrimonio combinato, privo di amore, e di tensioni continue. Il legale difensore, Giorgio Ballabio, ha riferito che il suo assistito era ossessionato dall’idea che i parenti della moglie volessero impadronirsi dei suoi beni, sia in Italia che in Marocco. L’uomo ha anche dichiarato di aver bevuto quattro birre, ma ha negato di essere alcolizzato.
“Sono esploso di rabbia”: la confessione
«Abbiamo litigato, mi ha minacciato di denunciarmi dicendo che si sarebbe ferita da sola. A quel punto sono esploso», ha detto al giudice, aggiungendo che dopo la prima coltellata non avrebbe capito più nulla. A suo dire, tutto sarebbe stato un vuoto di memoria. Ha infine affermato di aver cercato la figlia, sottolineando di non aver mai pensato di farle del male.
Una tragica routine di violenza culminata nell’irreparabile
Per la Procura di Milano non ci sono dubbi: l’uomo è pericoloso e incline alla violenza. Il pubblico ministero Antonio Pansa, titolare del fascicolo, ha chiesto la convalida dell’arresto con custodia cautelare in carcere. Il giudice Emanuele Mancini depositerà a breve il provvedimento. Intanto, la bambina – testimone diretta dell’omicidio della madre – è stata affidata ai servizi sociali ed è seguita da un’équipe di psicologi.