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Bomba su Garlasco, Chiara uccisa dalla Chiesa come Emanuela Orlandi, aveva scoperto qualcosa durante gli esorcismi

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Le recenti dichiarazioni dell’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, introducono un elemento altamente controverso nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, la 26enne uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco. Lovati, che già nelle scorse settimane aveva sollevato dubbi sulla colpevolezza di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni, oggi propone una teoria molto più ampia e suggestiva, che chiama in causa addirittura ambienti legati alla Chiesa.

«Un sogno»: la teoria estrema dell’avvocato Lovati

«È solo un sogno, lo scriva pure così», dice l’avvocato intervistato da la Repubblica, tentando di alleggerire il carico delle proprie parole. Eppure, quello che afferma va ben oltre una suggestione onirica. Secondo Lovati, Chiara Poggi avrebbe scoperto un “segreto indicibile” legato a rituali e pratiche oscure, potenzialmente avvenuti nella periferia di Garlasco. Lovati racconta di «un luogo dove ogni mercoledì si praticava l’esorcismo» e aggiunge che in seguito «emersero casi di pedofilia». A suo dire, si tratterebbe di episodi noti nella comunità, anche se formalmente emersi solo cinque anni dopo l’omicidio. Alla domanda se davvero Chiara Poggi sia stata uccisa per aver scoperto qualcosa di così grave, l’avvocato risponde: «È la mia teoria».

L’ombra della Chiesa e il paragone con Emanuela Orlandi

Lovati spinge il parallelo ancora oltre: «Non sarebbe la prima volta. Guardi cosa è successo alla povera Emanuela Orlandi». In questo modo accosta simbolicamente due dei casi più complessi e irrisolti della cronaca italiana, suggerendo un’ipotesi di insabbiamento sistemico e responsabilità “alte”. Tuttavia, tiene a precisare: «Non voglio guai, è solo un sogno». Pur ammettendo di non avere alcuna prova concreta, l’avvocato sostiene che la modalità con cui Chiara è stata uccisa «serviva a confondere le acque». Una messa in scena, insomma, orchestrata da professionisti del crimine: «I sicari entrano dovunque, sono abilissimi. Non li scopriamo mai».

ULTIM’ORA Garlasco: Trovata una impronta di Andrea Sempio vicino al corpo di Chiara. Era lì quando è stata uccisa

Alberto Stasi come vittima “infiltrata”

Lovati rilancia anche la sua opinione su Alberto Stasi, sostenendo che abbia mentito sulla dinamica del ritrovamento del corpo: «Ha detto un sacco di bugie. Quando uno ne dice così tante, vuol dire che è stato imbeccato. Non aveva alternative. Finirebbe sottoterra». Secondo lui, quindi, Stasi non sarebbe l’assassino, ma una figura costretta a coprire i veri responsabili, per paura o per protezione. Quando gli viene chiesto chi avrebbe orchestrato tutto, Lovati parla di «più mandanti». E ribadisce che tutto ciò rientra nella sfera di una teoria personale: «Non posso dimostrarla. È la mia conoscenza del territorio che mi spinge a pensarla così».

Andrea Sempio: “un comunista, un disadattato”

Infine, l’avvocato esclude in modo netto ogni coinvolgimento del suo assistito, Andrea Sempio, oggi indagato per concorso in omicidio. «Con lui non ne abbiamo mai parlato, non c’entra nulla. Nemmeno con quegli ambienti di chiese e oratori. Lui è un comunista, un disadattato». Aggiunge che Sempio è «provato ma sereno, come tutti gli innocenti». Lovati annuncia anche una battaglia legale sulle consulenze, anticipando che la difesa di Sempio presenterà una propria relazione scientifica per contrastare quella depositata dalla Procura, che ha attribuito all’indagato l’impronta numero 33 ritrovata sulle scale della villetta.

Uno scenario da verificare

Le parole di Lovati, per quanto suggestive e provocatorie, al momento non trovano riscontro negli atti ufficiali. Nessuna accusa, finora, ha mai coinvolto ambienti religiosi o presunti rituali. La Procura di Pavia sta invece puntando su prove oggettive e scientifiche: impronte, DNA, tabulati telefonici, incongruenze negli alibi. Tuttavia, l’uscita dell’avvocato accende un ulteriore faro mediatico sul caso, e alimenta una narrazione sempre più complessa e stratificata. Dalla verità processuale si passa a una costruzione alternativa dei fatti, fatta di intuizioni, memorie e – come in questo caso – anche di sogni. Sarà ora compito della giustizia accertare i fatti con rigore e trasparenza, nel rispetto delle vittime, degli imputati e di un’opinione pubblica che da anni chiede chiarezza su uno dei delitti più discussi della cronaca nera italiana.

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