Il mistero attorno alla morte di Liliana Resinovich, la 63enne triestina scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere tre settimane dopo, continua a infittirsi. Al centro dell’indagine, condotta dalla Procura di Trieste, rimane Sebastiano Visintin, marito della vittima e attualmente indagato per omicidio volontario. Mentre gli inquirenti proseguono con l’approfondimento di tutte le piste investigative, nuove rivelazioni legate al possesso di coltelli da parte di Visintin stanno emergendo con potenziale rilevanza per il caso.
Sequestrati nuovi coltelli: tre erano stati donati a un conoscente in Toscana
Dopo la perquisizione avvenuta l’8 aprile scorso nella casa triestina di Visintin, durante la quale furono trovati diversi coltelli e forbici, l’attenzione degli investigatori si è ora spostata anche su altri oggetti che nel frattempo erano stati ceduti a terzi. Secondo quanto riportato da Il Piccolo, tre coltelli, in particolare, furono regalati da Visintin oltre due anni fa a un conoscente residente in Toscana.
Questo conoscente – un professionista, il cui nome non è stato reso noto – è venuto a conoscenza attraverso i media del sequestro di armi bianche nella casa dell’indagato. Preoccupato dalla possibile rilevanza giudiziaria di quei doni, l’uomo ha spontaneamente scritto alla pubblica ministera Ilaria Iozzi, titolare del fascicolo sulla morte di Liliana, per informarla del regalo ricevuto.
La convocazione e il nuovo sequestro
A seguito di questa segnalazione, l’uomo è stato convocato negli uffici della Squadra Mobile per fornire chiarimenti sul suo rapporto con Visintin. Dopo aver risposto alle domande degli investigatori, i tre coltelli da lui custoditi sono stati formalmente sequestrati. Gli inquirenti li sottoporranno ora ad accertamenti per valutare eventuali connessioni con l’omicidio, anche se – come già ribadito più volte – sul corpo di Liliana non sono mai state riscontrate ferite da arma da taglio.
Nonostante ciò, la Procura non esclude che le armi bianche possano comunque avere un ruolo nella ricostruzione della personalità e delle abitudini di Visintin, oppure essere rilevanti in relazione a un possibile scenario di premeditazione.
Verso l’incidente probatorio con Claudio Sterpin
Intanto, si attende una decisione da parte della giudice per le indagini preliminari Flavia Mangiante sull’eventuale ammissione dell’incidente probatorio con la testimonianza di Claudio Sterpin, l’amico “speciale” di Liliana. Sterpin, sin dalle prime settimane dopo la scomparsa della donna, ha sempre sostenuto che Sebastiano Visintin sapesse molto più di quanto ha mai dichiarato. Recentemente, ha dichiarato che Liliana fu uccisa da più persone, e che il luogo dove fu trovato il corpo non poteva essere quello dove aveva trascorso le settimane successive alla scomparsa.
Un caso ancora avvolto nel mistero
Il sequestro dei nuovi coltelli e la testimonianza del conoscente toscano non ribaltano le carte, ma aggiungono un altro tassello a una vicenda che si presenta ancora oggi frammentaria e oscura. La mancanza di segni evidenti di violenza sul corpo, la presenza di sacchetti in testa e l’assenza di un chiaro movente rendono la ricostruzione dell’omicidio complessa.
Resta da capire se i nuovi elementi raccolti nelle ultime settimane – inclusi i sequestri, le testimonianze, le nuove perizie forensi e le possibili incongruenze nelle versioni dei familiari – saranno sufficienti per arrivare a una verità giudiziaria definitiva. Nel frattempo, l’interesse dell’opinione pubblica per il “giallo Resinovich” resta altissimo, con una comunità che continua a chiedersi cosa sia davvero accaduto a Liliana.