Ancora una tragedia familiare, ancora una donna uccisa per mano dell’uomo che avrebbe dovuto amarla e proteggerla. Nel tardo pomeriggio di giovedì 6 giugno, a Cene, un piccolo comune della Val Seriana in provincia di Bergamo, Rubens Bertocchi, 55 anni, ha sparato alla moglie Elena Belloli, 51, con una pistola regolarmente detenuta. Dopo averla uccisa, si è rivolto l’arma contro e si è tolto la vita.
A scoprire i corpi ormai privi di vita sono stati i vigili del fuoco, intervenuti su richiesta del figlio ventenne della coppia che, non riuscendo a entrare nell’abitazione, ha lanciato l’allarme. L’appartamento si trova in un edificio di via Fanti 53, dove la famiglia – conosciuta e benvoluta in paese – risiedeva da anni. La notizia si è diffusa rapidamente tra i poco più di 4.000 abitanti della cittadina, lasciando sgomenta l’intera comunità.
La dinamica dell’omicidio-suicidio
Secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Clusone, intervenuti insieme al Nucleo investigativo di Bergamo, Bertocchi avrebbe premuto il grilletto al culmine di un’ossessione crescente: il sospetto, mai confermato, che la moglie lo tradisse. Un’idea che, secondo quanto riportato da conoscenti, lo tormentava da tempo, nonostante il passato condiviso tra difficoltà e malattie superate insieme. La pistola, legalmente registrata come arma di servizio, è stata sequestrata, così come i cellulari della coppia.
Il sostituto procuratore Giampiero Golluccio ha aperto un fascicolo e disposto il sequestro dell’appartamento, dove le forze dell’ordine hanno cercato fino a tarda sera eventuali lettere o messaggi che potessero chiarire le motivazioni del gesto. Al momento non risulta alcun biglietto, ma si apprende che Bertocchi avrebbe inviato un messaggio a una persona vicina a Elena poco prima della tragedia, lasciando intendere le sue intenzioni.
Il dolore della comunità
«Siamo una piccola comunità, ci conosciamo tutti. Questo gesto ci lascia senza parole», ha detto il sindaco Edilio Moreni, visibilmente scosso. La famiglia, ha aggiunto, era “ben integrata, stimata da tutti”. Elena lavorava come impiegata, Rubens era una guardia giurata. In passato aveva gestito un negozio di alimentari e superato due malattie gravi, sempre con il sostegno della moglie. Chi lo conosceva lo descriveva come una persona tranquilla, riservata, non incline a gesti d’impeto. Ma in quella casa si consumava un dramma silenzioso: la gelosia, forse infondata, lo ha trasformato in assassino. Un pensiero morboso, degenerato in tragedia.
Ennesima vittima di femminicidio
Con la morte di Elena Belloli, si allunga l’elenco già drammatico delle donne uccise nel 2025 per mano di partner, ex o familiari. Un’altra vittima di quella violenza che troppo spesso si consuma tra le mura domestiche, nascosta dietro facciate di normalità, fino all’esplosione fatale.
Il paese di Cene si prepara ora a dire addio a una donna, una madre, uccisa in casa sua, da chi aveva condiviso con lei una vita. Ancora una volta, la normalità apparente si è rivelata solo un velo fragile su una realtà di silenzio e possesso.