Nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, la figura di Andrea Sempio – amico di infanzia della vittima – è tornata sotto la lente degli inquirenti. Ma è attorno a un dettaglio apparentemente secondario, una dichiarazione della madre Daniela Ferrari, che si sta giocando uno snodo cruciale: l’attendibilità dell’alibi del figlio. Due versioni contrastanti, due verità riflesse nello specchio della stessa mattina, il 13 agosto 2007, giorno in cui Chiara fu uccisa nella villetta di famiglia a Garlasco.
Secondo quanto messo a verbale da Daniela Ferrari il 15 febbraio 2017, quella mattina si sarebbe svegliata attorno alle 7.30, trovando in casa il marito e Andrea già svegli. Intorno alle 8.15 sarebbe uscita per fare delle commissioni: prima in un paese vicino per un telecomando del cancello, poi a Gambolò per la spesa, per rientrare verso le 10. Quando torna, racconta, il figlio è già vestito, riceve da lei le chiavi dell’auto e più tardi – attorno a mezzogiorno – racconta di essere stato in libreria (trovandola chiusa) e poi dalla nonna.
Una versione lineare, ma destinata a vacillare. Gli investigatori, infatti, hanno raccolto due testimonianze che collidono con quanto dichiarato dalla donna. In particolare, l’ex vigile del fuoco di Vigevano – amico della madre di Sempio – sostiene che quella mattina Daniela fosse a Vigevano, non a Gambolò, e che abbia utilizzato un biglietto del parcheggio proprio nel pressi della caserma dove lui prestava servizio. Un’informazione che gli inquirenti avrebbero voluto contestarle, ma che non sono riusciti a fare formalmente: il 28 aprile, quando Daniela Ferrari viene convocata per un colloquio, si avvale della facoltà di non rispondere. Alla sola menzione del nome dell’ex pompiere, appare visibilmente scossa, si sente male e lascia la caserma in lacrime.
Incongruenze che mettono in crisi l’alibi di Sempio
Queste incongruenze mettono in crisi l’alibi del figlio. L’intera struttura difensiva della famiglia si reggeva proprio su una narrazione convergente: Andrea era in casa, lo confermano la madre e il padre, Giuseppe Sempio. Eppure anche questo viene messo in discussione da un’intercettazione del 10 febbraio 2017: padre e figlio, parlando in auto, appaiono preoccupati delle discrepanze emerse durante gli interrogatori. «A me hanno chiesto: come mai non è venuto in mente a lei o a suo figlio di dire che Andrea era a casa?», dice Giuseppe. E aggiunge: «Ho risposto che era la prima volta che mi interrogavano. So che era a casa perché io mi sono svegliato e poi si è svegliato lui». Ma alla stessa domanda, lo stesso giorno, Andrea risponde in modo vago: «Credo ci fosse a casa mio padre, ma non riesco a ricordare se ci fosse effettivamente».
Nel frattempo, le indagini tecniche vanno avanti. Dal 17 giugno inizieranno nuove analisi su impronte e DNA trovati sulla scena del crimine. Una revisione che avviene sullo sfondo di una sentenza definitiva della Cassazione, che ha condannato Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara, ritenuto colpevole del delitto. Ma l’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, lo ha chiarito in aula: «La nostra disponibilità ad accertamenti non è un’apertura a revisioni infinite. Andrea Sempio è già stato valutato tre volte. Serve una conclusione, non un eterno ritorno all’origine». In questa nuova stagione dell’inchiesta, ogni dettaglio viene riesaminato con occhi diversi. Anche una spesa al supermercato può cambiare tutto.