La vicenda della morte di Liliana Resinovich, scomparsa a Trieste nel dicembre 2021 e ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022, torna al centro dell’attenzione giudiziaria con nuovi e potenzialmente decisivi sviluppi. Il caso, inizialmente trattato come un suicidio, è stato riaperto dalla Procura che oggi ipotizza l’omicidio volontario. E ora, cinque hard disk appartenenti al marito Sebastiano Visintin – unico indagato – potrebbero offrire nuove chiavi di lettura.
I misteriosi hard disk: cosa contengono?
I dispositivi informatici erano stati consegnati da Visintin, pochi giorni dopo la scomparsa di Liliana, a un amico con la raccomandazione di custodirli. Inizialmente descritti come contenenti “foto personali”, all’interno è emerso materiale fotografico sensibile, tra cui immagini della stessa Liliana e di Claudio Sterpin, amico e presunto amante della donna. Una delle foto, datata 1° gennaio 2013, lo ritrae durante il tradizionale tuffo di Capodanno a Barcola, dettaglio che ora sembra acquisire un nuovo significato investigativo.
Ad attirare l’attenzione è anche il nome della cartella in cui erano contenute alcune immagini: “Modigliani”. Non è chiaro se si tratti di una semplice etichetta artistica o di un modo per occultare contenuti compromettenti. Il materiale è ora al vaglio degli inquirenti, che dovranno stabilire se quegli archivi fossero frutto di una raccolta casuale o di un monitoraggio sistematico operato da Visintin nei confronti del “rivale” Sterpin.
Claudio Sterpin: “Sapeva tutto di noi”
«Lui sapeva per filo e per segno quanto tempo passavamo insieme ed era al corrente di tutto», ha dichiarato Claudio Sterpin, oggi 86enne, che ha confermato la relazione sentimentale con Liliana. Secondo la sua versione, si vedevano regolarmente ogni martedì e avevano addirittura pianificato di andare a convivere. Una narrazione diametralmente opposta a quella fornita da Visintin, che ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento sentimentale della moglie con Sterpin e ha definito quel legame come platonico.
Sterpin sarà ascoltato il 23 giugno in sede di incidente probatorio per rendere dichiarazioni definitive davanti ai giudici. La sua testimonianza, unita alle nuove evidenze informatiche, potrebbe influire pesantemente sull’andamento delle indagini.
Un caso riaperto e pieno di interrogativi
La riapertura del fascicolo giudiziario è stata innescata da una seconda perizia medico-legale, chiesta dalla famiglia Resinovich, che ha contestato la tesi del suicidio. Il corpo di Liliana, ritrovato in due sacchi neri, con buste di plastica sulla testa, presentava elementi poco compatibili con un gesto volontario. Oggi, quegli indizi sembrano trovare nuovi riscontri anche nelle prove digitali, che mettono in discussione la versione del marito e riaccendono i sospetti sul suo comportamento.
Perché affidare a un amico, in tutta fretta, gli hard disk proprio nei giorni della scomparsa? Perché negare la conoscenza di Sterpin, mentre nel computer si trovano sue foto dettagliate? Gli inquirenti indagano anche sul movente: gelosia, controllo, paura di essere lasciato?
Le prossime tappe
L’interrogatorio di Claudio Sterpin, l’analisi dei supporti digitali e l’eventuale confronto con le dichiarazioni di Visintin rappresentano passaggi cruciali per chiarire definitivamente la natura della morte di Liliana Resinovich. Il caso, che ha tenuto con il fiato sospeso l’opinione pubblica italiana, è lontano dal concludersi, ma la speranza è che la verità emerga, e che la giustizia possa finalmente fare il suo corso.
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