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Ultimissime Garlasco: ecco cosa è uscito fuori dalle analisi su impronte e vasetti di fruttolo

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Le analisi scientifiche nell’ambito dell’incidente probatorio sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, proseguono con risultati che potrebbero incidere significativamente sulla nuova fase dell’indagine, riaperta dopo quasi due decenni su impulso della Procura di Pavia. I primi esiti, resi noti nei giorni scorsi, hanno portato a una conferma importante: nessuna delle impronte digitali repertate sulle superfici analizzate presenta tracce di sangue. Inoltre, gli oggetti recuperati dalla spazzatura della villetta non contengono impronte digitali utili.

Impronte digitali: confermata l’assenza di sangue

L’analisi dei fogli di acetato (utilizzati nel 2007 per raccogliere le impronte) è stata condotta tramite Obti test, una tecnica avanzata per rilevare sangue umano. Dei 30 fogli esaminati finora, tutti hanno dato esito negativo. Si tratta di un risultato che conferma le conclusioni già emerse nel primo giorno dell’incidente probatorio e mette in discussione alcune ricostruzioni della scena del delitto. Rimangono ancora 4 fogli da analizzare, che non è stato possibile esaminare a causa di un blackout elettrico verificatosi nella serata di giovedì 19 giugno nella zona della Questura di Milano.

L’attenzione si concentra ora su una specifica impronta, la numero 10, trovata sulla parte interna della porta d’ingresso. Secondo la Procura, questa traccia potrebbe appartenere all’assassino e suggerire che sia uscito dall’abitazione senza lavarsi le mani. Sebbene sia risultata negativa al test del sangue, sarà comunque oggetto di ulteriori approfondimenti genetici, con un tampone prelevato per l’analisi del Dna nei laboratori della Polizia Scientifica al Fatebenefratelli.

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I rifiuti della villetta: oggetti senza impronte

Parallelamente, gli investigatori hanno esaminato anche una serie di reperti conservati nella spazzatura della casa di Chiara, recuperata ben otto mesi dopo l’omicidio. Tra i materiali analizzati figurano vasetti vuoti di Fruttolo, confezioni di biscotti, un piattino di carta e una scatola di tè freddo. Nessuno di questi oggetti ha restituito impronte digitali identificabili, fatto che contribuisce a escludere la loro rilevanza diretta sulla scena del crimine. Nonostante il tempo trascorso, i reperti sono in buone condizioni, come ha sottolineato l’ex comandante del RIS, oggi consulente della difesa di Andrea Sempio, Luciano Garofano.

Il ruolo di Andrea Sempio e i prossimi passi

Proprio Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, è il nuovo indagato nell’inchiesta. La difesa di Sempio ha chiesto verifiche approfondite, soprattutto sulle tracce di Dna ritrovate sotto le unghie di Chiara Poggi, potenzialmente attribuibili al giovane. Gli accertamenti continueranno nei prossimi mesi con l’obiettivo di stabilire l’origine di queste tracce e se possano essere legate alla dinamica dell’aggressione.

Ulteriori esami genetici saranno eseguiti anche sugli oggetti tamponati e su eventuali tracce biologiche residue, nel tentativo di chiarire se vi siano elementi associabili a Sempio o ad altre persone che avrebbero potuto frequentare l’abitazione.

Le reazioni delle parti

Il clima tra le parti è improntato alla massima attenzione e cautela. L’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha ribadito l’importanza di procedere con rigore metodologico e nel rispetto del contraddittorio. «Anche a distanza di 18 anni – ha dichiarato – si sta lavorando per ottenere risposte serie e affidabili. Il tempo passato rappresenta una difficoltà, ma non deve diventare un alibi».

Anche l’avvocato di Sempio, Angela Taccia, ha sottolineato l’importanza della professionalità dei consulenti tecnici e ha motivato la propria assenza alle operazioni con l’intento di non creare inutili pressioni mediatiche.

Un caso ancora irrisolto

L’omicidio di Chiara Poggi resta uno dei più complessi e discussi della cronaca italiana. Alberto Stasi, fidanzato della vittima, è stato condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di carcere, ma nuove prove e interrogativi emersi in seguito hanno portato alla riapertura delle indagini, con il coinvolgimento di un nuovo possibile responsabile. Le indagini, ora, si concentrano su ciò che la scienza può ancora rivelare, cercando di ricostruire i dettagli rimasti oscuri di un delitto che, a distanza di quasi due decenni, continua a interrogare l’opinione pubblica e a chiedere giustizia.

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